Sono passati solo pochi giorni dalla entrata in vigore a Londra della T-charge (dove T sta per Toxicity), la super tassa da 10 sterline che si aggiunge a quanto già si paga (11 sterline e 50, in tutto fa circa 23 euro al giorno) per entrare nella zona centrale della capitale inglese. Ma già si guarda all'ambizioso obiettivo successivo. Rientrare nei rigorosissimi parametri stabiliti dal Who, l'Organizzazione mondiale della sanità, per quanto riguarda il particolato fine.
Città fuori controllo
I limiti imposti dal Who per questo tipo di inquinante - quello non più grande di 2,5 micron, contenuto anche nel più tristemente noto pm10 e altrettanto pericoloso per la salute umana, sono molti stringenti. Ma Sadiq Khan, il sindaco di Londra sa che - per migliorare la qualità dell'aria - non bastano i soldi che si ricavano dalla congestion e dalla t-charge. "E' terribile - ha detto il primo cittadino alcune settimane fa - sapere che il 95% della città ha livelli di particolato fine superiori del 50% rispetto ai limiti. Dovremmo vergognarci di fronte alle nuove generazioni, esposte a livelli simili di inquinamento".
La sfida a queste emissioni è per certi versi ancora più ostica di quella agli agenti inquinanti. Il principale responsabile della pm2,5, infatti, sono i residui di pneumatici e freni delle automobili in circolazione. "C'è un solo modo - ha detto Khan - per ridurre questi valori. Diminuire drasticamente i chilometri percorsi". La soluzione? Trasporto pubblico e due ruote.
Cattiva compagnia
Khan spera che entro il 2030 anche il problema del particolato fine sia tornato a essere sotto controllo. Ma certo Londra non è la sola città a dover fare i conti con questo tipo di situazione. Secondo il Who, infatti, se la capitale inglese supera del 50% i limiti, New York la batte, col 60%. E lo stesso fa Toronto, al 63%. La peggiore? Pechino, 132% in più dei limiti. Ma quasi non fa più notizia.