La lunga scia del dieselgate arriva a toccare anche la campagna elettorale tedesca: in vista delle elezioni per il parlamento federale del 24 settembre, sia la cancelliera Angela Merkel che il rivale social-democratico Martin Schulz hanno criticato i maxi-bonus di cui godono i top manager dell'industria automobilistica tedesca, nonostante lo scandalo del dieselgate abbia causato perdite di denaro e di immagine per il settore e colpito consumatori e azionisti.
Le critiche dei leader politici
"Non credo proprio che i bonus milionari siano giustificati", ha detto Angela Merkel in un'intervista col quotidiano Bild parlando degli stipendi dei dirigenti delle case automobilistiche. Dopo lo scandalo sulle emissioni - con al centro Volkswagen e seguito dal ritiro anche di alcuni modelli Bmw e Daimler - secondo la leader dell'unione cristiano-democratica i consigli d'amministrazione dovranno diventare più attenti e responsabili. Merkel ha chiarito tuttavia che non si deve commettere l'errore di “demonizzare" l'industria automobilistica tedesca, uno dei cardini della manifattura e dell'export del paese. Soprattutto, non dovranno essere né i lavoratori né i consumatori a pagare il prezzo delle scelte discutibili di alcuni manager.
La rabbia degli azionisti
Angela Merkel fa eco alla delusione dei consumatori e alla rabbia degli azionisti Volkswagen che, a inizio anno, hanno chiesto al consiglio d'amministrazione del colosso automobilistico di azzerare i bonus per i top manager a meno di spettacolari balzi in avanti degli utili.
In Francia, lo scorso dicembre gli azionisti di Renault sono scesi sul piede di guerra per il doppio stipendio di Carlos Ghosn come Ceo dell'alleanza Renault-Nissan e presidente di Mitsubishi (controllata di Nissan). Ad aprile Ghosn ha lasciato il ruolo di Ceo di Nissan e a giugno – dopo la vittoria presidenziale di Emanuel Macron che già in passato aveva preso di mira il dirigente del gruppo automobilistico - Renault ha assicurato che nel 2017 non ci saranno "ulteriori" bonus per i top manager.