Ultimo aggiornamento  27 marzo 2023 23:27

Shell sale sull'elettrica.

Gloria Smith ·

Se Ben Van Beurden, amministratore delegato del colosso petrolifero anglo-olandese Royal Dutch Shell, annuncia che la sua prossima auto sarà elettrica, vuol dire proprio che il cammino intrapreso da molte economie mondiali verso l'utilizzo di una quota crescente di fonti rinnovabili a scapito di carbone e petrolio (la cosiddetta transizione energetica), è una realtà riconosciuta anche dalle aziende che fino a pochi anni fa hanno fondato la loro ricchezza sui combustibili fossili.

Elettrificazione, "una buona notizia"

Van Beurden ha detto che a settembre rottamerà il suo diesel per comprare un'auto elettrica, la plug-in Mercedes-Benz S500e. Il direttore finanziario (Cfo) di Shell, Jessica Uhl, già guida un'auto a batteria, la Bmw i3. Il messaggio è chiaro: anche il gigante del petrolio Shell ha capito che i combustibili tradizionali saranno sempre meno rilevanti tra le fonti di energia utilizzate nei trasporti: “Tutte le politiche per elettrificare le economie e la mobilità in Europa nord-occidentale, Usa e Cina sono una buona cosa", ha affermato Van Beurden intervistato da Bloomberg TV. “Dobbiamo spingere sulla diffusione dei veicoli elettrici - anche a idrogeno - e sull'uso dei combustibili gassosi se vogliamo contenere l'innalzamento delle temperature entro i 2 gradi Celsius”. Non a caso Shell ha comprato, sotto la guida di Van Beurden, BG Group, gruppo britannico specializzato (anche) nell'estrazione del gas naturale ritenuto meno inquinante del petrolio e spesso usato nella transizione verso fonti di energia più pulite.

Non si abbandona Parigi

L'obiettivo di contenere l'aumento delle temperature entro i 2 gradi è quello fissato dagli accordi sul clima di Parigi. Molti paesi si stanno già muovendo con politiche pro-ambiente: il Regno Unito ha annunciato che vieterà la vendita di auto diesel e benzina dal 2040; due settimane prima la Francia aveva varato un piano simile. Intanto, il costruttore d'auto Volvo ha deciso che produrrà solo veicoli elettrici dal 2019 e molti altri carmakers hanno in programma di ampliare il portafoglio di plug-in, ibride o veicoli a idrogeno. I gruppi petroliferi si adeguano: l'italiana Eni, per esempio, ha creato un Advisory Board che fornirà consulenze, tra l'altro, sui temi della transizione energetica e del cambiamento climatico e tra i cui membri figura Christina Figueres, ex segretario esecutivo dell'Unfccc (Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici) e principale promotore dell’accordo sul clima di Parigi.

Sì a biocarburanti e idrogeno

I big del petrolio imparano così a convivere con un mondo che vuole decarbonizzarsi - e a salvare i conti. Shell ha appena riportato risultati finanziari molto positivi per il secondo trimestre 2017 ed è pronta a spendere 1 miliardo di dollari per la sua divisione New Energies, con cui vuole accompagnare le economie mondiali verso un maggior utilizzo delle fonti rinnovabili e l'elettrificazione dei trasporti. Il gruppo anglo-olandese vede in particolare opportunità nell'idrogeno per auto elettriche e nel biocarburante per il trasporto aereo e navale: la missione, come ha detto Van Beurden, è "reinventarsi".

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