Con la crescita del numero di vetture connesse alle rete, diventa sempre più diffuso il rischio di attacchi informatici da pirati del web. Karamba Security, azienda israeliana (con sedi anche a Detroit e a Tokyo) specializzata nella protezione della connettività dei veicoli, sta per lanciare un nuovo software, in grado di difendere, definitivamente, le automobili dalle intrusioni di hacker.
Codici sempre diversi
Gli hacker, via wireless, riescono a bypassare le chiavi di sicurezza (sempre uguali) del sistema e si impossessano dell’architettura del mezzo e i relativi comandi. Gli esperti programmatori israeliani stanno sperimentando un software in grado di intervenire direttamente sul chip che controlla l’elettronica del mezzo (Ecu: electronic control units) rendendolo impenetrabile dagli attacchi. Il programma anti-hacking di Karamba Security cambia in tempo reale i codici di accesso nell’unità di controllo, rendendo inefficace l’intrusione. I quattro fondatori dell'azienda sono veterani dell’industria high-tech e hanno collaborato con le forze di difesa israeliane che spesso si rivolgono a start-up innovative per combattere la criminalità e per il terrorismo. Karamba Security sta anche lavorando con la compagnia europea Vedecom Tech per sviluppare sistemi di guida autonoma.
Giocare in difesa
L’idea di creare una difesa efficace per i veicoli connessi nasce nel 2015, dopo il primo caso di auto hackerata a distanza. Due pirati informatici avevano preso il controllo di una Jeep Cherokee: freni, acceleratore, chiusura delle porte e persino l’arresto del motore. Il proprietario del mezzo, un giornalista di cronaca, stava percorrendo un’autostrada di Saint Louis, negli Stati Uniti, quando si è accorto che non era più in grado di interagire con la sua Jeep. Fiat Chrysler fu costretta a ritirare 1.400.000 veicoli dal mercato per riprogrammarli ed evitare altri attacchi del genere.
Sulla necessità di maggiore sicurezza per i servizi di connessione delle vetture è intervenuto anche il presidente di Delphi Automotive, azienda britannica del settore, Glen De Vos: “Non dovete pensare alle auto collegate a internet come se fossero una console per videogame o un semplice smart-phone di nuova generazione. Se l’accesso alla rete è vulnerabile aumenta il rischio per l’incolumità dei passeggeri. Programmi che difendano la connettività da attacchi hacker saranno necessari per lo sviluppo dell’autoguida, che, se non fosse completamente sicura non avrebbe senso di esistere”.