"Serve più talento e meno cemento: le infrastrutture di cui dotare la nazione devono essere pensate per rispondere alle reali esigenze del Paese e dei suoi abitanti e non fine a se stesse". Ha esordito così Graziano Delrio, ministro Infrastrutture e trasporti, nel presentare "Connettere l'Italia", un documento nel quale il governo detta un cambio di passo per una nuova mobilità all'interno del proprio territorio e per far emergere il ruolo centrale dell'Italia da e per l'Europa. Si tratta di un programma di opere prioritarie e servizi innovativi sul quale sono stati stanziati oltre 110 miliardi di euro, di cui l'85% (93,5 miliardi) già finanziati.
Solo opere utili
"Basta con le grandi opere calate dall'alto", ha specificato il ministro, "il criterio da seguire per decidere se un'infrastruttura, grande o piccola che sia, vada o non vada realizzata è la sua utilità per lo sviluppo del Paese in materia di logistica, industria, turismo, territorio". Parola d'ordine: regole chiare, risorse adeguate, tempi certi e diritto alla mobilità per tutti. "Che", ha specificato Delrio, "non significa solo modalità di spostamento veloce, ma anche sistemi di mobilità dolce, in bici e a piedi, che garantiscano alle persone di fruire del proprio territorio".
Città motore del Paese
La novità del nuovo programma è la grande attenzione alle città che insieme ai capitoli infrastrutture, integrazione modale e intermodalità e valorizzazione del patrimonio esistente, rappresenta uno dei cardini dell'intera strategia. "Sullo sviluppo urbano sostenibile", ha detto il ministro, "scontiamo un insopportabile ritardo, tanto più considerando che per l'enorme patrimonio storico-culturale, il nostro biglietto da visita sono le città, un'eccellenza che va preservata. Invece, ci ritroviamo a fare i conti con una realtà come Roma continuamente violentata dal traffico".
Meno spazio alle auto
Obiettivo: meno auto private, più ferrovia, sharing mobility, bici e pedoni e sistemi intelligenti. È questa la ricetta elaborata dallo staff di esperti che ha lavorato al documento, per dare impulso alle città, iniziando dalle aree metropolitane. "Il gap con l'Europa è enorme", ha detto il ministro. Qualche dato: con 292 chilometri di rete Madrid ha più metropolitane di tutt'Italia dove l'auto resta il mezzo privilegiato per spostarsi in ambito urbano (57% a Roma, 47% a Milano contro, per esempio, il 17% di Parigi, il 31% di Berlino, il 29% di Madrid). Per un riequilibrio modale, il ministero ha messo in campo, innanzitutto, il rinnovo del parco mezzi del trasporto pubblico locale: entro il 2018, arriveranno 5.000 nuovi autobus, molti dei quali a impatto zero, ed entro il 2020, 130 nuovi treni urbani e interurbani da 600 posti.
Il futuro è smart
Sempre nell'ottica del minimo spreco e del massimo beneficio per la collettività, un altro intervento che il dicastero considera strategico è l'utilizzo delle nuove tecnologie: per quanto riguarda le strade, significa smart road. "Non serve costruire nuove corsie", ha detto il ministro, "in molto casi per migliorare la viabilità basta dotare le tratte esistenti dei nuovi sistemi tecnologici in grado fluidificare il traffico, aumentare la sicurezza e abbattere lo smog".
C'è un decreto in materia alla firma del ministro che, oltre a requisiti delle strade intelligenti, elenca anche le tratte dove potrebbe essere possibile testare l'auto senza conducente: tra queste, i 440 chilometri della nuova A2 Mediterranea (ex Salerno-Reggio Calabria) e, probabilmente, il Grande raccordo anulare di Roma, l'autostrada Roma-Fiumicino, la tratta Orte-Mestre (E45 ed E55) e la A19 Palermo-Catania.