Nuovo capitolo nella storia del "dieselgate" (cominciato con Volkswagen) che vede coinvolta Fca negli Stati Uniti. Il Dipartimento della giustizia americano ha infatti intentato una causa civile contro il marchio automobilistico, accusandolo di aver utilizzato, su 104.000 vetture diesel, un software che avrebbe mascherato emissioni più alte rispetto agli standard consentiti.
Epa all'attacco
La vicenda inizia nel gennaio scorso quando l'Epa, l'Ente americano per la protezione ambientale, accusa Fca di aver installato "senza comunicarlo" un software di gestione delle emissioni sui motori diesel tre litri delle Jeep Gran Cherokee e Ram 1.500, prodotti per il mercato americano. Si tratterebbe di un sistema simile a quello utilizzato da Volkswagen sui suoi motori e che è costato alla Casa tedesca almeno 20 miliardi di dollari.
Tutto risolto
Dal canto suo, Fca continua a difendersi asserendo di non aver volutamente truccato le emissioni e sottolineando di aver già provveduto a ritirare le vetture in questione per correggere il problema. La posizione è stata confermata in una nota in cui si parla di una "collaborazione su questo tema" sia con l'Epa che con il California Air Resources Board che andrebbe avanti da mesi. "Abbiamo sviluppato - si legge ancora nella nota di Fca - software di controllo delle emissioni aggiornati che sono stati adottati sui modelli del 2017 e intendiamo montarli anche su quelli tra il 2014 e il 2016. Riteniamo che le preoccupazioni delle due agenzie siano state cosi già risolte". Intanto, in apertura delle contrattazioni alla Borsa di Milano il titolo di Fca è calato di circa il 3%.