Big data, Internet of Things, servizi on-demand: chi avrebbe mai immaginato che i trend più avanzati della tecnologia avrebbero riguardato anche il mondo delle automobili? Meccanica, ingegneria, design: questo ha definito l'auto per decenni, anche se il motore è diventato sempre più sofisticato e veloce, la carrozzeria più elegante e aerodinamica e la macchina nel suo complesso più accessoriata e sicura. Ma oggi i veicoli si sono trasformati in veri e propri sistemi computerizzati, piattaforme hitech, oggetti connessi a Internet che scambiano dati sul veicolo stesso, sulle abitudini del guidatore e sull'ambiente circostante. Sono informazioni che costruttori, rivenditori e assicuratori analizzano e sfruttano con scopi diversi. E così la rivoluzione big data è entrata nel mondo automotive.
Il cervello della macchina
Il termine big data non significa solo "tanti dati": indica tutte le tecnologie che catturano, conservano, gestiscono e analizzano una mole gigantesca di dati e permettono di usarli per risolvere problemi. In città, per esempio, in base alle informazioni raccolte dai sensori sulle strade, si possono modificare i tempi dei semafori per fluidificare la circolazione. I costruttori invece possono usare i dati provenienti dai veicoli per studiarne le prestazioni e aumentarne efficienza e sicurezza. L'analisi dei big data permette anche di offrire servizi evoluti: polizze assicurative "personalizzate" che rispecchiano lo stile di guida, manutenzione predittiva - con messaggi che ci avvisano quando è ora di andare in officina per un controllo - e buoni sconto sui pezzi di ricambio. L'auto completamente autonoma non farà che potenziare l'utilizzo dei dei dati perché l'analisi di queste informazioni, raccolte dai sensori di bordo, è l'unico strumento capace, al momento, di sostituire il lavoro finora svolto dal cervello umano e dai cinque sensi.
Boom di investimenti
Date queste premesse, non stupisce la stima appena pubblicata dai ricercatori di SNS Research: gli investimenti in hardware, software e servizi per i big data da parte dell'industria dell'auto (costruttori, fornitori, assicuratori, concessionarie, centri di riparazione, servizi di noleggio) supererà già quest'anno il valore di 2,8 miliardi di dollari. Poi sarà un vero boom: di qui al 2020 gli investimenti in tecnologie per i big data cresceranno ancora del 12% ogni anno. Un diverso studio, realizzato da Idc, calcola le ricadute sullo specifico segmento delle assicurazioni: le nuove polizze "a consumo" per gli oggetti connessi rappresenteranno il 15% del mercato assicurativo auto nel 2019. Potremo pagare in misura proporzionale a quanto usiamo la macchina e saremo premiati se siamo prudenti.
A pagare ci pensa blockchain
L'evoluzione dei veicoli in sofisticati oggetti hitech si sta spingendo talmente avanti da lasciar pensare che l'automotive sarà uno degli ambiti di applicazione anche per la tecnologia blockchain (una sorta di "libro contabile" per transazioni virtuali distribuito su Internet). Non è futuro lontano: l'azienda tedesca ZF, produttrice di componenti per l'industria dei trasporti, insieme alla banca svizzera Ubs e all'Innogy Innovation Hub, ha annunciato che avvierà quest'anno i test del suo Car eWallet, un portafoglio virtuale ricaricabile per le automobili basato su blockchain - in pratica, un sistema automatico di pagamento che l'automobilista potrà usare per le spese collegate all'utilizzo della vettura, come la ricarica elettrica, il pedaggio dell'autostrada, il parcheggio e, se lascia la sua auto a casa, anche per accedere ai servizi di car sharing. Gli analisti prevedono un business in forte accelerazione: secondo Research&Markets, il mercato blockchain crescerà del 61,5% l'anno di qui a 2021 fino a toccare quota 2,3 miliardi di dollari e i pagamenti virtuali legati al mondo auto (non solo per gli utenti finali ma anche per i fornitori di componenti e servizi) rappresenteranno una fetta rilevante della torta.