Per inquadrare il periodo, il 1980 era l’anno delle vittorie nei rally della Lancia Stratos, della Fiat 131 Abarth e della Ford Escort RS. L’anno del tentativo (davvero maldestro) di mandare in pensione la Mini, il capolavoro di Alec Issigonis, la capostipite di tutte le citycar, una delle auto più glamour e longeve (durò 21 anni la sua carriera) della storia. Al suo posto, in quell’anno arriva la Metro, non esattamente un’erede all’altezza. A risollevare gli animi degli appassionati di auto piccole ma di carattere, nello stesso anno arriva anche la Renault 5 Turbo, una belva pensata per le gare e il mondo dei rally.
Firma Bertone
Della R 5 “normale” non rimaneva quasi nulla. La rivoluzione stilistica era firmata da Marcello Gandini, in quegli anni in Bertone. I posti a bordo erano solamente due. Inoltre – e la vera rivoluzione stava qui – al posto del pacifico motore anteriore qui c’era un 1.4 turbo montato in posizione posteriore centrale; per capirci la stessa disposizione meccanica della Alpine, altra sportiva Renault, campione del mondo Rally nel 1973, appena tornata sulle passerelle all’ultimo Salone di Ginevra.
Leggera e da corsa
Ma la Renault 5 Turbo aveva altre particolarità, oltre al look abbastanza estremo. La carrozzeria era parzialmente in alluminio e vetroresina, per ridurre al minimo il peso. E per poter essere omologata e correre in Gruppo 4 doveva essere prodotta in almeno 400 esemplari. Da qui l’idea del costruttore francese di costruire una parte di quegli esemplari in versione stradale, con potenza ridotta a 160 cavalli, e l’altra in versione racing con potenza portata a 250 cavalli. Altra differenza importante, rispetto alla Renault 5 “normale”, qui la trazione era posteriore.
Versione maxi
Qualche anno dopo, arriva un’altra evoluzione, ancora più estrema e sempre dedicata alle corse: si chiama Maxi Turbo, ha un motore da 1,5 litri sovralimentato da 350 cavalli e, grazie anche al peso piuma (900 chili), merito di kevlar, carbonio e alluminio, tocca velocità superiori ai 220 orari. I successi sportivi del “Turbone”, così la chiamavano gli appassionati, non mancano: Tour de Corse, Tour de France, un Rally di Monte Carlo nel 1981. Poi, nel 1986, l’uscita di scena, per lasciare il testimone a una meno iconica Clio.
Costi alti
Chi l’ha guidata almeno una volta nella vita, della R5 Turbo ricorda soprattutto lo sterzo preciso e senza servoassistenza, i repentini passaggi dal sottosterzo al sovrasterzo di potenza non sempre facili da controllare. E l’intervento quasi violento del turbo. Ma anche il piacere di guida puro e quasi “selvaggio”. Oggi la Renault 5 Turbo, in tutte le sue possibili varianti, è davvero rarissima da scovare. Se però una paziente ricerca (meglio se all’estero) non vi spaventa, sappiate che le quotazioni della piccola francese, per un esemplare originale, superano anche i 100mila euro.