Ultimo aggiornamento  01 giugno 2023 01:42

Byd, bus elettrico alla francese.

Enrico Artifoni ·

Credere nel trasporto pubblico? Perché no. Negli autobus come protagonisti del settore? Perché no. E nel passaggio, per questi mezzi come per le auto, dai motori a combustione interna a quelli elettrici? Perché no. E' la scommessa di Byd, il primo costruttore cinese di veicoli elettrici (100.873 unità vendute lo scorso anno, +70%), che ha deciso di impiantare in Francia la sua terza fabbrica di autobus a batterie in Europa, la quarta aldilà della Grande Muraglia.

Fabbriche cacciavite  

Si tratta di fabbriche “cacciavite”, oggi ci sono e domani potrebbero non esserci più, ma certo è che la capacità dei cinesi di aggredire alcuni mercati, anche e soprattutto in vista degli sviluppi futuri, in questo momento è senza pari.

Byd ha messo prima radici nello stato più ecologista d’America, la California, aprendo quattro anni fa nella cittadina di Lancaster un impianto da 300 autobus elettrici l’anno, ora in ampliamento per arrivare a 1.000 entro il 2020, in seguito al forte aumento della domanda. Poi l’azienda cinese quotata a Hong Kong e Shanghai e partecipata dal miliardario americano Warren Buffett ha puntato sull’Europa.

Ha trovato un partner a Falkirk, in Scozia, dove nell’autunno scorso ha dato il via alla produzione di una flotta di 51 autobus elettrici “single deck” destinati alla città di Londra (Byd ci mette telaio, batterie e motori elettrici, il costruttore locale Alexander Dennis la carrozzeria in alluminio e gli allestimenti). Ha messo in cantiere un’altra base a Komarom, in Ungheria. E infine ha annunciato questa settimana un investimento da 74 milioni di yuan (circa 10 milioni di euro) ad Alonne, nel Nord della Francia, dove dal primo semestre del 2018 dovrebbero essere fabbricati fino a 200 autobus l’anno. A supporto, è previsto l’allestimento di un reparto per la manutenzione dei mezzi e di un centro logistico per i ricambi.

Mercato che tira

Quello degli autobus è un segmento del mercato degli autoveicoli il cui andamento dipende molto dalle scelte dei governi e delle amministrazioni locali in tema di trasporto pubblico. Dal 2008 la crisi economica globale l’ha messo in ginocchio, ma ultimamente le vendite sono tornate a crescere, anche con forza (+18,6% in Italia nel 2016 con 2.900 immatricolazioni). E benché debba fare i conti con la concorrenza del car sharing e di altre forme di utilizzo non convenzionale delle auto, è destinato a giocare un ruolo importante nelle politiche della mobilità futura. Dunque vale la pena investirci per mettere in campo proposte allettanti. I cinesi di Byd così hanno deciso. E i costruttori italiani? Forse è il caso che battano un colpo.

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