Ultimo aggiornamento  29 marzo 2023 09:23

Hyundai, una Genesis complicata.

Enrico Artifoni ·

Difficile, faticosa, complicata ma promettente. E' la nascita di Genesis, il marchio di lusso della coreana Hyundai. Dopo aver dimostrato di saper fare, e bene, le automobili per la platea più ampia di consumatori, il costruttore di Seoul ha deciso di lanciare un’altra ambiziosa sfida: ritagliarsi un posto al sole anche nel più ristretto e redditizio mercato delle vetture di prestigio. Con risultati, per il momento, modesti. Ma serve tempo (come minimo una decina d'anni) per costruire ai livelli più alti la gamma e l’immagine di marca. E il bello deve ancora venire.

Perché un prestige brand

Non era una scelta facile. Per loro stessa ammissione, i vertici di Hyundai ci hanno pensato su per quindici anni. Che cosa li ha spinti a compiere il fatidico passo? In primo luogo, il fatto che a livello globale il segmento delle auto di lusso è stato il primo a riprendersi dalla crisi del 2008. E il trend dovrebbe continuare: gli analisti di Ihs prevedono una crescita del 29% fra il 2014 e il 2020, da 5,27 a 6,77 milioni di unità.

Piatto ricco, mi ci ficco

Poi perché Hyundai, dopo la forte espansione nell’ultimo decennio sia come marca sia a livello di gruppo con Kia, deve trovare il modo di ricostituire i margini di guadagno. Venuto meno il positivo effetto dalla valuta debole che per un lungo periodo ha favorito l’export dalla Corea, sconta ora anche il forte peso sulle vendite degli Paesi ex-emergenti, che da leve della crescita si sono trasformati in ostacoli sulla via dei profitti, e lo sbilanciamento della gamma verso le berline tradizionali, proprio mentre il vento del mercato girava ovunque verso i suv - crossover. Dunque, se il lusso fa guadagnare e tanto, perché non provarci?

Dal modello alla marca

I coreani non sono partiti da zero. Hanno fatto esperienza con la limousine Equus (del 2009) e soprattutto con una classica berlina a tre volumi su cinque metri di lunghezza giunta già nel 2013 alla seconda generazione: quella Genesis (in vendita anche in Italia) che infine ha dato il nome alla marca. Rivisitati e ribattezzati con le sigle G90 e G80, i due modelli sono stati lanciati in Corea il 18 dicembre 2015 e in NordAmerica nella seconda metà del 2016.

Berline, ma in futuro anche suv

Le berline ormai sono come le rondini: non fanno primavera. La conferma arriva dalle vendite di Genesis in un mercato chiave per le vetture premium come quello degli Stati Uniti: 6.948 unità dal lancio nel 2016 e 1.582 nel febbraio scorso. Ma in Hyundai senza troppo clamore o eccessiva fretta preparano un ampliamento della gamma con nuovi prodotti in linea con i trend: entro il 2020 dovrebbero vedere la luce un suv - crossover di medie dimensioni e un altro di grossa taglia, oltre a una terza berlina di dimensioni più compatte rispetto alle altre che dovrebbe chiamarsi G70 e forse anche una coupé.

Fra tre anni in Europa

Genesis nasce nelle intenzioni di Hyundai come una marca premium globale, sul modello delle rivali giapponesi Toyota (con Lexus) e Nissan (con Infiniti). Dopo la Corea e il NordAmerica dovrebbe approdare in Cina, dove lo sbarco è previsto fra due-tre anni, e in Europa, non prima del 2020 anche a causa delle problematiche legate alle norme sempre più restrittive sulle emissioni. Per il vecchio continente, in particolare, si tratta di vedere se valga ancora la pena investire sulle motorizzazioni Diesel, che nell’alto di gamma la fanno ancora da padrone. Hyundai intanto ha già confermato che in futuro nella gamma Genesis troveranno posto vetture ibride plug-in ed elettriche pure.

Solo tecnologie utili

Perché comprare una Genesis, anziché una tedesca o i modelli di altre marche premium? Dopo aver posto l’accento per diversi anni soprattutto sulla qualità delle proprie vetture, Hyundai sottolinea ora per il nuovo brand le tecnologie per la sicurezza, l’offerta ragionata di questi dispositivi (quello che serve davvero e a un prezzo non stratosferico) e la vicinanza al cliente con servizi dedicati anche dopo la vendita. Funzionerà?

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