Scoppia la guerra delle emissioni in Europa. A lanciare l'attacco è il parlamento europeo, di cui è presidente l'italiano Antonio Tajani. Secondo un rapporto di Strasburgo, sia la Commissione europea che alcuni dei governi degli Stati membri non avrebbero fatto abbastanza per contrastare i comportamenti disonesti di quelle Case automobilistiche che hanno "barato" sui test delle emissioni, in particolare dei motori diesel.
Responsabilità condividise
Si parla, ovviamente, del dieselgate che ha coinvolto soprattutto Volkswagen e che, a detta del documento del Parlamento europeo, poteva essere evitato con un maggiore controllo da parte della Commissione sull'operato dei governi nazionali. A questi viene imputato di non essere intervenuti sia per non pesare troppo sulle Case, già gravate dalla crisi del 2008, sia per sottostare alle pressioni delle varie lobbies.
Critiche all'Italia
Il rapporto cita in particolare sei Paesi, tra cui l'Italia, che avrebbero ritardato di addirittura sei anni l'adozione di test su strada maggiormente realistici per studiare le emissioni. Gli altri governi coinvolti sarebbero quelli di Francia, Romania, Slovacchia, Spagna e Ungheria. Non solo, secondo il parlamento di Bruxelles ci sarebbero ancora resistenze all'approvazione definitiva da parte della commissione delle nuove regole per l'omologazione dei veicoli nei Paesi dell'Unione e per la regolamentazione dei test. La commissaria per l'industria del Parlamento, Elzbieta Bienkowska ha apertamente accusato i governi nazionali di favorire le Case anche a scapito della salute dei cittadini.