Appena tre anni fa, il gruppo Psa era a rischio fallimento e aveva dovuto ricorrere all’intervento dello stato francese e dei cinesi di Dongfeng per ripianare le forti perdite. Oggi il ritratto che emerge dai conti del 2016 è quello di un’azienda in salute, che guarda con fiducia al futuro e a buon diritto può trattare pure l’acquisizione di Opel da General Motors.
3 milioni di veicoli
Con i marchi Peugeot, Citroën e DS, lo scorso anno Psa ha venduto 3,15 milioni di veicoli, quasi il 6% in più rispetto al 2015. I ricavi (54 miliardi di euro a livello di gruppo, di cui 37 dalla divisione Automotive) sono diminuiti leggermente in valore assoluto, ma al netto degli effetti del cambio sono aumentati (rispettivamente del 2,1 e del 2,7%).
Utile operativo su
Grazie alla decisione di concentrare l’offerta su modelli più redditizi e al taglio netto dei costi fissi e di produzione, l’utile operativo è aumentato più dei volumi, da 2,7 a 3,2 miliardi (+18%). E due terzi dei guadagni sono arrivati, come l’anno precedente, dalla divisione Automotive, dove il margine operativo è salito dal 5 al 6%. Il flusso di cassa positivo per 2,7 miliardi di euro ha permesso di migliorare ulteriormente la posizione finanziaria netta del gruppo: dai 4,56 miliardi di fine 2015 la liquidità è salita a 6,81.
Nuovi obiettivi
Grazie a questi risultati Psa ha potuto annunciare la distribuzione di un dividendo (48 centesimi per azione) che sarà il primo dal 2011. E può guardare con rinnovata fiducia al futuro, tanto che ha alzato i suoi target (il 4,5% di margine operativo, mezzo punto in più, per il periodo 2016-2018 e il 6% per il 2021, con una crescita dei ricavi del 10% nel primo periodo e di un altro 15% nel secondo).
Push to Pass
“Il gruppo sta creando le condizioni per una crescita redditizia e sostenibile”, ha dichiarato il ceo Carlos Tavares, sottolineando anche il forte miglioramento dell’efficienza già registrato nel primo anno di attuazione del piano pluriennale “Push to pass”. Dunque, Psa si presenta con le carte in regola al tavolo delle trattative per l’acquisizione di Opel, che permetterebbe la riconquista del secondo gradino del podio in Europa, con una quota di mercato di oltre il 16%. E potrebbe non essere l’unica: il gruppo francese è in lizza anche per l’ingresso nel capitale di Proton, costruttore malese in difficoltà che controlla fra l’altro l’inglese Lotus.