L'inquinamento non perdona: oltre a provocare danni a cuore e polmoni, può accelerare l'invecchiamento cerebrale e favorire malattie gravissime, come l'Alzheimer. Sotto accusa: polveri sottili e biossido di azoto. A sostenere questa tesi è una ricerca svolta negli stati Uniti e pubblicata sulla rivista scientifica Translational Psychiatry.
Polveri sottili sotto accusa
Partendo dai risultati emersi in precedenti indagini, secondo cui le donne anziane sono più esposte al rischio di precoce deterioramento cognitivo, i ricercatori Usa si sono concentrati su un campione di 3.657 signore di età compresa tra i 65 e i 79 anni, provenienti da 48 stati Usa con diversi livelli di smog e che, all'inizio della ricerca, risultavano perfettamente "sane". Alla fine del periodo di osservazione, durato dieci anni, i ricercatori hanno scoperto che i soggetti residenti nei centri urbani a più alta concentrazione di polveri sottili (le più pericolose per la salute), mostravano sintomi di invecchiamento cerebrale globale molto superiore alle persone che vivevano in località più pulite. In più, le donne geneticamente predisposte ad ammalarsi di Alzheimer, avevano chiari sintomi di demenza.
Alzheimer da inquinamento
"Le ricerche sono ancora all'inizio ma già in grado di dimostrare una correlazione tra inquinamento atmosferico e invecchiamento cerebrale", ha commentato Caleb Finch, gerontologo della University of Southern California, coautore della ricerca. "In particolare", ha aggiunto lo scienziato, "le particelle microscopiche che compongono il Pm 2.5, prodotto dai combustibili fossili legati soprattutto al traffico veicolare, entrano nel nostro corpo attraverso il naso e raggiungono il cervello. Le cellule cerebrali le trattano come "invasori" e reagiscono provocando un'infiammazione. Che, a sua volta, favorisce una rapida degenerazione dei neuroni favorendo, quindi, l'insorgere dell'Alzheimer".
Demenza e morbo di Alzheimer sono patologie che, secondo l'Oms, colpiscono 48 milioni di persone in tutto il mondo, con una media 7,7 milioni di nuovi casi ogni anno. Già altri studi hanno dimostrato che il particolato ultra fine che inquina l'aria delle città più trafficate è uno più potenti fattori di rischio.