L’Epa ha notificato a Fiat Chrysler l’accusa di violazione del Clean Air Act: secondo indagini ancora in corso, il gruppo guidato da Sergio Marchionne avrebbe utilizzato un software per alterare i livelli di emissioni di motori diesel montati su alcuni modelli venduti negli Stati Uniti. Il titolo del gruppo è subito affondato in borsa sia a Milano che a New York.
La notifica per 104.000 veicoli
La notifica dell’Epa avviene il giorno seguente il mega-patteggiamento da 4,3 miliardi di dollari raggiunto dal gruppo Volkswagen con il Dipartimento di giustizia Usa, dopo che nel settembre del 2015 l’ente federale aveva costretto il gruppo tedesco ad ammettere l’uso fraudolento di un software in grado di alterare i test sulle emissioni per alcuni motori diesel.
Jeep e Ram nel mirino
Fiat Chrysler, secondo le accuse dell’Epa, avrebbe montato anch’essa un software truffaldino su circa 104.000 modelli venduti nel Paese nel 2014, 2015 e 2016. Il rilevamento è stato fatto sui motori diesel disponibili in opzione per la Jeep Grand Cherokee e il Ram 1500 con il 3 litri a gasolio. L’Epa lavora sul caso insieme al California Air Resources Board (CARB). "Ancora una volta una casa automobilistica ha assunto una decisione per schivare le regole ed è stata scoperta", si legge nella notifica di violazione. Epa e Carb "si sono impegnate a rafforzare i test con il caso Volkswagen, e questo è il risultato della collaborazione".
Con un comunicato, Fiat Chrysler ha risposto contestando i capi di accusa (regole "rispettate") e dicendosi comunque pronta a collaborare con le autorità e "l'amministrazione entrante", riferendosi alla presidenza Trump. In serata, l'amministratore delegato Sergio Marchionne ha ribadito con una certa veemenza che "non abbiamo fatto nulla di illegale", anche perché "sarebbe stato da stupidi".