Il gruppo o Volkswagen ha chiuso un nuovo accordo con il Dipartimento di giustizia statunitense con il riconoscimento di colpa per lo scandalo delle emissioni truccate su alcuni motori diesel, pagando una pena pecuniaria di 4,3 miliardi di dollari. Nel giugno scorso, un altro accordo le era costato 14,7 miliardi sempre negli Stati Uniti.
Settembre 2015
La storia ha inizio nel settembre del 2015, quando l’ente federale statunitense per l’ambiente (Epa) costringe i tedeschi ad ammettere l’esistenza - su alcuni motori diesel - di un software che altera i risultati dei test sulle emissioni a favore del costruttore. Sabato scorso, un dirigente del gruppo - all'epoca responsabile dei certificati di conformità e riferimento dell'Epa, Oliver Schmidt - è stato arrestato in Florida con l'accusa di avere violato le leggi federali. I patteggiamenti pecuniari non includono le eventuali responsabilità personali dei manager. Il Dipartimento di giustizia, contemporaneamente alla notizia dell'intesa miliardaria, ha reso noto di avere indagato (oltre a Schmidt) altri cinque dirigenti del gruppo tedesco. Nessuno di loro siede nel board del gruppo, tutti sono al di fuori degli Usa e la Germania non prevede estradizione per casi del genere.
Una cifra enorme
Con il patteggiamento dei 4,3 miliardi, Volkswagen avrà speso oltre 20 miliardi di dollari per chiudere la vicenda giudiziaria negli Stati Uniti e in Canada. Una cifra enorme, superiore agli accantonamenti di bilancio. Gli analisti tuttavia ritengono che Wolfsburg abbia solidità finanziaria sufficiente per assorbire il colpo e accelerare sul nuovo piano strategico, centrato sull’elettrificazione del prodotto e su nuovi sistemi di mobilità, guida autonoma compresa.