Smog, traffico, uso inadeguato dello spazio pubblico e inquinamento acustico. Sono questi i problemi che, anche nel 2017, renderanno i trasporti in Europa ancora poco sostenibili e lontani dagli obiettivi che Bruxelles si è imposta per il contenimento del clima. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto, "Term 2016: transition towards a more sustainable mobility system", dell'Agenzia europea per l'ambiente (Aea), che detta un serie di soluzioni per sconfiggere il problema dell'inquinamento nelle grandi città.
Gas serra e auto
I numeri non sono incoraggianti. "Il trasporto", si legge nel rapporto, "è l'unico importante settore economico dove le emissioni di gas serra sono ancora superiori ai livelli del 1990, con una crescita, finora, pari al 21%. Raggiungere l'obiettivo 2050, ovvero il 60% in meno di CO2, richiede una riduzione di due terzi degli inquinanti rispetto ai livelli attuali". Sarà difficile, aggiunge l'Aea, "considerando che, dal 2010 al 2050, si prevede che il trasporto passeggeri crescerà del 40%" e che, quindi, se non si modifica l'attuale sistema di mobilità, "le emissioni sono destinate a crescere ulteriormente dal 2030 al 2050". In questo contesto, la mobilità stradale rappresenta, attualmente, il 72,8% dei gas serra prodotti da tutto il settore trasporti, e di questo il 44,4% è da imputare alle auto.
Serve un cambiamento
Il trasporto privato rappresenta la principale fonte d'inquinamento, soprattutto in ambito urbano. Per rendere più sostenibile la mobilità in città, spiega l'Agenzia per l'ambiente, non basterà agire solo "sull'efficienza dei motori in termini di riduzione delle emissioni, come una maggiore diffusione delle auto elettriche, e neanche puntare esclusivamente sulle nuove tecnologie come i veicoli a guida autonoma". Per l'Aea, ridurre l'inquinamento prodotto dall'uso indiscriminato dell'auto privata, richiede cambiamenti di più vasta portata, che incidano sulle abitudini di mobilità dei cittadini, come un maggiore ricorso al trasporto pubblico e, soprattutto, alla sharing mobility.
Più sharing
A proposito di mobilità condivisa, il rapporto Aea sottolinea che car sharing, car pooling o ride sharing on demand, "rappresentano sistemi più sostenibili di trasporto in grado non solo di rispondere alle nuove esigenze di mobilità, ma anche di superare l'attuale svantaggio competitivo del trasporto pubblico nei confronti dell'auto privata in termini di flessibilità, capillarità e tempi di percorrenza legati principalmente al primo e ultimo miglio nella catena di trasporto". La relazione dell'Agenzia, sottolinea, per esempio, che la sharing mobility utilizzata in alternativa all'auto privata, può arrivare a diminuire fino al 37% il totale dei veicoli/chilometro anche nelle ore di punta, con la conseguente riduzione della congestione, dell'inquinamento prodotto dal traffico (fino a un terzo di emissioni in meno) e dei veicoli in circolazione.
Più spazio in città
Uno scenario che produrrebbe una serie di effetti a catena. Per esempio, ogni singola automobile in modalità condivisa percorrendo molti più chilometri (10 volte in più rispetto alla media delle vetture attualmente in circolazione), avrebbe cicli di vita più brevi e ciò consentirebbe un più rapido rinnovo della flotta con esemplari sempre più tecnologicamente avanzati e puliti. Con la sostituzione di buona parte di veicoli privati, inoltre, si verrebbe a liberare una enorme quantità di spazio pubblico, oggi occupato dai parcheggi, che potrebbe essere adibito a nuove piste ciclabili e aree pedonali. Il che, conclude la relazione, renderebbe le città più sostenibili e vivibili, per la collettività e per l'ambiente.