Canadese, chitarrista, cantautore. Leggendario. Esordi con i “Buffalo Springfield”; trionfi con uno dei più grandi supergruppi di sempre: “Crosby, Stills, Nash & Young”. Parliamo di Neil Young, settantuno anni oggi. Secondo Rolling Stone, 17mo tra i 100 chitarristi e 34mo tra i 100 artisti più grandi di sempre. Ben tre album - “After The Gold Rush” (1970), “Harvest” (1972) e “Tonight's The Night” (1975) – nella classifica dei 500 più importanti della storia del rock.
Special Deluxe
Passione più grande (musica a parte, s’intende)? Le quattro ruote. Young si definisce un vero “fissato” delle auto, al punto che, nel suo caso, la parola autobiografia assume un significato del tutto particolare: “Racconti di vita e di automobili”. È proprio questo, infatti, il sottotitolo di “Special Deluxe”, il volume (Feltrinelli) pubblicato lo scorso anno, nel quale il “figlio di penna” (il padre di Neil, Scott Young, era un apprezzato giornalista e scrittore), narra la sua vita lungo la “gloriosa autostrada dei ripensamenti”.
Auto vintage in fiamme
Novembre 2010, un incendio rischia di mandare in fumo i quasi 10mila metri quadri del magazzino di San Carlos (California) nel quale Young conserva gran parte della sua collezione. Non un gran momento. Grazie al pronto intervento dei vigili del fuoco, l’incendio viene spento in soli 15 minuti e il 70% delle memorabilia del rocker si salva. Malgrado questo, però, i danni sono ingenti: circa un milione di dollari. Sembra che l’incendio fosse stato causato proprio da una delle auto vintage più amate: una Lincoln Continental del 1959, che proprio l’anno prima del rogo gli aveva ispirato l’album “Fork In The Road”: letteralmente “bivio”, ma anche “momento nel quale si impone una svolta”.
La LincolnVolt
Young, infatti, aveva “elettrificato” la Lincoln (ribattezzata LinconVolt) per concorrere a sensibilizzare gli americani sul fatto che l’eccessivo ricorso a combustibili fossili “danneggia il Pianeta, la vita dei nostri figli e delle generazioni future”. La batteria della Volt doveva essere ricaricata e l’auto era stata collegata ad un sistema non ancora collaudato. Di qui la scintilla che aveva scatenato l’incendio. “Non è colpa della macchina”, si era affrettato a dichiarare il musicista alla stampa locale, attribuendo la responsabilità dell’accaduto a un “errore umano”. Sembra che Young abbia quindi ricostruito la sua “LincVolt”, utilizzando pezzi di un’altra Lincoln Continental (questa volta del 1958) che sua moglie gli aveva regalato per i sessantacinque anni. “Il granaio è bruciato – aveva commentato, citando un celebre haiku del poeta/samurai Mizuta Masahide (1657–1723) – ora posso vedere il cielo”.
Le auto sono vive
Le auto sono sempre state centrali nella vita di Young. “Ho comprato le mie auto per la loro anima”, scrive. “Avevano tutte delle storie. Mi sedevo dentro di loro, percepivo le loro storie e poi scrivevo canzoni partendo da quelle sensazioni. Le auto si portano appresso i loro ricordi. Per me le mie auto sono tutte vive”. Per questo non si contano le canzoni che hanno come ispiratrice o protagonista (o entrambe) una quattro ruote. Alla Buick Roadmaster del 1948 (un carro funebre soprannominato “Mort”, che Young guidava quando era un teenager), è dedicata - ma è solo un esempio su mille - “Long May You Run” (“Che tu possa correre a lungo”), titletrack dell’omonimo album (1976), realizzato insieme all’amico Stephen Stills.
J'accuse e svolta verde
La svolta ambientalista di Young era scattata nel 2003. Sarah – una compagna di scuola della figlia del musicista, che ha appena interpretato la parte di una attivista contro le compagnie petrolifere, in “Greendale”, un film ispirato ad un album di Young – accusa il musicista di essere un ipocrita a interpretare il ruolo dell’ambientalista e poi andarsene in tour accompagnato da una flotta di tir, pullman e aeroplani. “Aveva assolutamente ragione”, spiega Young - "fu un momento di svolta. Quella giovane donna aveva colpito nel segno”. Da allora a oggi la fissazione per le macchine si è sposata a quella per risparmio energetico, carburanti biologici ed energie alternative. Svolta radicale che ha portato Neil Young a promuovere la cultura della “mobilità verde” e a dare il buon esempio, convertendo alle alimentazioni pulite molte delle sue auto storiche. L’assunto è semplice e indiscutibilmente nobile: l’auto ha una grande responsabilità in ciò che sta succedendo al nostro pianeta, renderla più pulita significa, allora, rendere più pulito il pianeta. Ineccepibile. Che tu possa correre a lungo, vecchio Neil.