New York - La lunga ombra del Generale si stende sopra il car sharing. La General Motors ha rivelato ieri sera nel corso di una conference call con i media americani che sta collaborando con la Uber per fornire le sue vetture in affitto agli autisti del gruppo, tramite il programma Maven che la stessa Gm aveva avviato lo scorso gennaio per lanciarsi autonomamente nell’avventura della proprietà condivisa.
Gm gioca su due tavoli
L’anomalia a prima vista è che la Gm è già co-proprietaria della californiana Lyft, che nel settore è la principale avversaria di Uber sul territorio americano. A guardar bene però l’accordo con Uber riguarderebbe al momento il solo affitto delle auto Gm, in un programma sperimentale della durata di 90 giorni, durante i quali agli autisti del gruppo viene offerta un leasing limitato, al costo di 179 dollari alla settimana, al netto di tasse e spese amministrative.
Una partita che vale la pena giocare
Delle due l’una: o il settore si presta alla più assoluta fluidità, non solo nella condivisione della guida ma anche degli assetti proprietari (in fondo già Lyft non ha un parco di sole GM, ma attraverso la Hertz con la quale è a sua volta consociata ha accesso ad un parco pressoché illimitato), oppure questo mercato nascente, che vale già oltre cento miliardi di dollari, si sta avviando ad una rapida operazione di consolidamento.
Valore miliardario (e virtuale)
O non sarà piuttosto vero il contrario? Ricordiamoci che alla Uber viene attribuito una capitalizzazione di mercato - virtuale al momento che non è quotata in borsa - di 66 miliardi di dollari, contro i 48,2 miliardi di valore odierno della GM.