In tema di auto possiamo affermare che la Trabant stava alla Germania dell’Est, come la Zastava alla ex Jugoslavia di Tito. La prima ha chiuso i battenti nel 1991, la seconda, come ha riportato "Il Piccolo", quotidiano di Trieste, ha decretato nei giorni scorsi la bancarotta a causa di debiti per 330 milioni di euro rispetto ad un valore aziendale di 5,25.
Nel complesso prodotte 4,3 milioni di auto
La Zastava, nata nel 1853 come fabbrica di armi, è stata riconvertita nel 1939 alle automobili. Complessivamente ha prodotto 4,3 milioni di veicoli, la maggior parte venduti nel mercato interno visto che solo 650.000 sono stati esportati fuori dei confini della ex Jugoslavia in 76 Paesi. Negli anni ottanta, il periodo più florido per la Zastava, erano 13.500 i dipendenti. L’ultima vettura uscita dalle catene di montaggio, nel novembre 2008, è stata la Yugo 45, l’unico modello costruito autonomamente e tra quelli di maggior successo. Tra le altre, la storia ricorda modelli costruiti su licenza della Fiat: Zastava 101, (praticamente una 128 con la coda) e la 600 (la fotocopia della Seicento e della Cinquecento della Casa italiana).
La Fiat saluta e il marchio finisce la sua storia
Negli anni ’70 i modelli della Zastava erano sinonimo e simbolo della Jugoslavia, mentre oggi sono ricordate per i colori improponibili e per l’estetica molto distante dai canoni europei. Nel 2008 il "colpo di grazia": la Fiat crea la joint-venture Fiat Avtomobili Srbija e di fatto lascia gli ex partner senza tecnologia e risorse. La nuova fabbrica, con i macchinari e i beni immobili della Zastava, inaugurata nel 2012, occupa attualmente circa 2.500 lavoratori e produce la 500L.
Nella memoria dei triestini
Simbolo della potenza produttiva industriale, della tecnologia dell’epoca, ma soprattutto dello sviluppo sociale del Paese, la Zastava aveva ancora 3 dipendenti, ma soprattutto oltre 300 ex lavoratori ancora in attesa degli stipendi dal 1997 al 2001. Le sue auto rimarranno però anche nei ricordi di tanti triestini, forse non più giovanissimi: in tanti le hanno viste arrivare in città per caricare i prodotti occidentali da rivendere poi a prezzi maggiorati oltre cortina.