93 anni e un numero incalcolabile di sogni regalati “ai ragazzi dai 9 ai 92 anni”, come canta Nat King Cole, nella sublime “The Christmas Song”, scritta da Mel Tormé e Bob Wells nel 1944. Parliamo della Walt Disney Company, fondata dai fratelli Walter e Roy Oliver Disney, il 16 ottobre 1923: 93 anni fa, appunto.
515 pellicole in 88 anni
Sogni incarnati da personaggi indimenticabili, che hanno popolato (e continuano a popolare) un immaginario fantastico al confine tra mondo umano e animale. Molti di questi sogni hanno avuto come compagna di viaggio una quattro ruote. Spesso si è trattato di auto scaturite dalla fantasia dei disegnatori. Altrettanto spesso quella fantasia si è ispirata alla realtà. E in qualche caso, a sua volta, ha ispirato la realtà, dando vita a uno strabiliante cortocircuito creativo ed emotivo. Impossibile ricordare tutte queste auto. Sono ben 515, infatti, le “pellicole” (cartoni, lungometraggi, animazione, tecnica mista, live-action, ecc.) prodotti dalla Disney dai primi 6 minuti in bianco e nero del 1928, con Topolino alle prese con “L’aereo impazzito”, ad oggi. La media è impressionante: quasi 6 film l’anno. Praticamente uno ogni due mesi.
La 313 di Paperino
Alcune auto, però, non si può proprio fare a meno di citarle. La celeberrima 313 di Paperino (Donald Duck), ad esempio. Lui sostiene di essersela costruita da sé, assemblando pezzi di altre auto. Pare, invece, che l’abbia acquistata in Messico, dando in permuta il suo asinello. Tutto per conquistare Paperina (come si vede in “Don Donald” del 1937), che non ne voleva sapere di un corteggiatore che si presentava sotto le sue finestre a cavallo di un ciuco. Sia come sia, la 313 sembra sia un felice incrocio tra l’inglese Austin Seven Opal (1937: quattro cilindri in linea, 747cc, trazione posteriore, poco più di 80km/h di velocità massima) e l’American Bantam Model 60 Roadster (1938) dalle caratteristiche tecniche praticamente identiche a quelle dell’Austin, ma dalla linea più morbida e tondeggiante.
La Lincoln di Pippo
Più difficile, invece, stabilire quale sia l’auto di Pippo (Goofy), dal momento che nelle sue mille apparizioni, lo si vede al volante di modelli sempre diversi. Tra le più belle, però, c’è senza dubbio una Lincoln-Zephyr (12 cilindri, 110 cavalli, 140km/h di velocità). Una decappottabile di lusso, costruita tra il 1936 e il 1942, su idea di Edsel Ford (figlio di Henry, di fatto l’inventore dell’industria automobilistica americana). Pippo ne guida una completamente gialla in “Motormania”, un cartone del 1950 che punta già il dito contro il potere dell’auto di trasformare un Dr. Jekill, innocuo pedone, in un Mr. Hide, spietato automobilista.
Disney prima di Risi
Qualcosa di assai simile a ciò che, tredici anni più tardi, Dino Risi farà con il famoso episodio “La strada è di tutti” de “I mostri” (1963). È qui, infatti, che il pedone Vittorio Gassman, quando attraversa sulle strisce pedonali, se la prende con l’inciviltà degli automobilisti che non si fermano. Subito dopo, però, sale sulla sua 600 e si trasforma in un autentico pirata della strada. Che i cartoni siano stati tra i primissimi a stigmatizzare cambiamenti e problematiche personali e sociali introdotti dalla motorizzazione di massa lo dimostrano, già dai primi anni Trenta, le disavventure del tassista Topolino in “Traffic Troubles” (1931: scene di traffico e problemi di parcheggio sembrano girate oggi) e “Service Station” (1935), dove Topolino, Pippo e Paperino, le provano tutte, senza successo, per eliminare un fastidioso cigolio dalla macchinona dell’intrattabile bell’imbusto Pete.
La Bugatti di Crudelia
Magnifica e assolutamente perfetta, nella parte di un’auto capace di incutere terrore con il semplice rombo del motore e un clacson da Giudizio Universale è la roadster di Crudelia Demòn (felicissima traduzione di Cruella De Vil), la diabolica protagonista de “La Carica dei 101” (1961): una dei più grandi cattivi della storia dei cartoon. Difficile stabilire con esattezza di quale auto si trattasse. Molti indizi, però, lasciano supporre che i disegnatori Disney si siano ispirati alla Bugatti Royale Coupe de Ville Type 41 del 1930. Costruita in pochissimi esemplari, è stata per lungo tempo l’auto più cara al mondo: otto cilindri in linea, oltre 12mila di cilindrata, 300 cavalli, 2mila giri al minuto, che riuscivano a spingere i suoi più di 2.500 chili a oltre 160 chilometri all’ora. Da lei – intorno alla metà degli anni ’70 – l’inglese Panther Westwinds derivò la Panther De Ville. Nel 1996, una dei 60 esemplari venne trasformata in coupé per diventare l’auto di Crudelia (Glenn Close) nel remake cinematografico del cartone: “La carica dei 101 - Questa volta la magia è vera”. La curiosa assonanza tra il cognome della protagonista (De Vil) e nome dell’auto (De Ville) suggerì agli sceneggiatori di targare la Panther di Crudelia “Devil” (Diavolo). Come dire: lasciate ogni speranza o voi che la incrociate.
Una sport car per gli Aristogatti
A contendere alla Bugatti Royale il titolo di “Disney-car” più bella di sempre, ci pensa la Mercer Type 35 Raceabout, classe 1912: una delle primissime sport car della storia. Carrozzeria completamente gialla, sedili (due) in pelle rossa, cambio a leve, né parabrezza, né copertura, è il bolide sul quale entra, rocambolescamente, in scena (“Non sono più agile come quando avevo ottant’anni!”) George Hautecourt, avvocato di Madame Adelaide: un’eccentrica miliardaria, dal passato di cantante lirica, in quel super-classico che è “Gli Aristogatti” (1970). La volontà della nobile signora di lasciare in eredità la propria fortuna ai suoi adorati gatti – Duchessa e i cuccioli, Minou, Matisse e Bizet – scatena, i propositi di vendetta del maggiordomo, Edgar. Chissà se il simpatico (e decisamente svampito) avvocato Hautecourt era consapevole del fatto di girare per i boulevard parigini su una delle sportive più ammirate e titolate della sua ruggente epoca. Quattro cilindri in linea, 4.800cc, 55 horsepower a 1.650 giri al minuto, la Mercer Type 35 Raceabout toccava i 140 chilometri allora: velocità decisamente sorprendente per i tempi, che, infatti, la ricompensò con centinaia di prestigiosi trofei.