L'Unione europea è pronta a dare il colpo d'acceleratore alla mobilità elettrica con una nuova Direttiva, ancora in forma di bozza ma che dovrebbe essere pubblicata a fine anno, che imporrà a tutte le abitazioni dell'Unione europea di nuova costruzione o ristrutturate di installare colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici. Varrà già dal 2019; in più, dal 2023, il 10% dello spazio nei garage degli edifici di nuova fabbricazione dovrà essere riservato a postazioni per la ricarica.
Più incentivi alle elettriche
L'intento della Direttiva Ue è chiaro: non ci può essere boom delle auto elettriche senza infrastruttura di ricarica. Anche la volontà politica e gli incentivi fiscali hanno un ruolo importante: in Norvegia, il paese europeo con più veicoli elettrici in Europa secondo l'associazione dei costruttori Acea, la rete di ricarica e gli sgravi fiscali hanno permesso di arrivare a un parco circolante a batteria di oltre 120.000 veicoli; nei primi tre mesi del 2016, il 25% di tutti i nuovi veicoli registrati è di tipo PEV (Plug-in Electric Vehicle; dati IHS).
Appuntamento al 18 novembre
L'Italia sta preparando la Road Map 2030 per la mobilità sostenibile e deve recepire, entro il 18 novembre di quest'anno, la direttiva comunitaria (94/2014) per la realizzazione della rete di rifornimento per i carburanti alternativi (energia elettrica, metano, gpl, idrogeno). L'aumento delle colonnine di ricarica sarà fondamentale per una maggiore diffusione delle auto a batteria, ma gli incentivi per alleggerire il prezzo di listino conteranno almeno altrettanto: la Norvegia ha sostegni pubblici che rendono l'acquisto e il possesso di un'auto elettrica molto conveniente. Si va dall'uso delle corsie preferenziali, ai parcheggi pubblici e pedaggi gratis, abolizione dell'Iva sull'acquisto e di altre tasse.
Si inquina di meno o di più?
La Direttiva Ue sulla mobilità elettrica ha ovviamente anche lo scopo di aiutare a ridurre le emissioni inquinanti, ma il risultato potrebbe non essere scontato. Uno studio dell'Agenzia europea dell'ambiente (Eea) riconosce che le auto elettriche alimentate da fonti rinnovabili daranno un contributo fondamentale all'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra dell'80-95% entro il 2050 nell'Unione europea. Tuttavia, siccome si prevede che per quell'anno l'80% dei veicoli sarà elettrico, occorrerà produrre molta più energia elettrica: il consumo da parte dei veicoli nella Ue28 salirà da circa lo 0,03% del totale nel 2014 al 9,5% nel 2050. Così, mentre si ridurranno le emissioni di CO2, ossido e biossido di azoto e polveri sottili, aumenteranno, di cinque volte di qui al 2050, le emissioni di biossido di zolfo (SO2) associate alla generazione di energia elettrica.
La soluzione nelle batterie "esauste"
Come risolvere questa contraddizione? Il primo passo è fare in modo che l'energia elettrica sia generata da fonti rinnovabili: le proiezioni dell'Eea si basano sul mix attualmente usato, che comprende il carbone. Alcune case automobilistiche lavorano però su una soluzione alternativa: la conservazione dell'energia a livello locale (presso piccole centrali ma anche singoli edifici) che sfrutta batterie "rigenerate". Le batterie esauste delle auto elettriche contengono infatti ancora dell'energia che si può reimmettere nella rete elettrica.
Renault, per esempio, si è accordata con la Connected Energy per progetti che danno una "seconda vita" alle batterie elettriche dismesse e permettono di usarle per lo stoccaggio locale dell'energia; seguendo lo stesso principio, Bmw ha annunciato un sistema di conservazione dell'energia per le case basato sul riciclo di batterie provenienti dalle Bmw i3 la cui potenza residua viene immessa nella rete domestica, e ha aperto un impianto di stoccaggio da 2MW ad Amburgo che sfrutta 2.600 batterie delle auto elettriche, usate ma non esaurite.