Ultimo aggiornamento  02 giugno 2023 03:16

Torino, smartphone sorvegliato speciale.

Marina Fanara ·

La crociata di Torino contro l'uso illegale dello smartphone alla guida è iniziata da tempo: lo scorso anno, grazie al potenziamento dei controlli, gli agenti della Polizia Municipale hanno staccato quasi 5.000 contravvenzioni e quest'anno siamo già a quasi 4.000 multe, di cui 430 solo nel mese di agosto.

Una tecnologia investigativa

Stando così le cose, le forze dell'ordine hanno deciso di evolversi contro quello che a livello nazionale, e non solo, è ormai considerato il principale fattore di distrazione, causa o concausa di incidente (dati ACI-Istat). Così, per la prima volta in Italia, la polizia locale torinese ha deciso di utilizzare una metodologia di accertamento tecnologico, per verificare in caso d'incidente se l'automobilista, al momento dell'impatto, stava parlando al telefono, chattando, inviando un messaggio, consultando internet o, peggio ancora, era impegnato in un selfie.

Un metodo certificato

"Abbiamo già sperimentato questo sistema qualche tempo fa", ci racconta Alberto Gregnanini, comandante della Municipale di Torino, "quando, dopo un gravissimo sinistro, il pubblico ministero ci chiese di applicarlo per una verifica giudiziaria. E abbiamo avuto la prova: il conducente, in effetti, stava usando il cellulare. E da lì è nata l'dea di adottarlo nella nostra normale attività di polizia stradale. Ma sia ben chiaro: non vogliamo demonizzare l'uso dello smartphone, ma sfruttare questo metodo per richiamare tutti a un uso consapevole del dispositivo. Non solo gli automobilisti, ma anche i centauri, i ciclisti e i pedoni".

L'auto lascia sempre una traccia

Il format sperimentato nella città della Mole sfrutta anche la tecnologia a bordo delle auto: "Per scoprire se un conducente mentre guida stia parlando con o senza auricolare, mandando un'email o usando i social network", ci spiega il comandante, "possiamo anche avvalerci della mole di informazioni immagazzinate dai dispositivi di cui oggi dispongono i veicoli e che rimangono in "memoria" per sempre. Quindi non solo smartphone e smartwatch lascia tracce indelebili, ma anche il navigatore o il collegamento bluetooth".

Torino modello per l'Italia

Il programma ha già destato l'interesse del ministero Infrastrutture e Trasporti che potrebbe estenderlo a livello nazionale e non solo per finalità "repressive": "Stiamo lavorando su un programma condiviso in tutto il paese e con tutte le forze dell'ordine", ci ha detto Gregnanini, "che possa fungere da deterrente per scoraggiare l'uso scorretto del dispositivo e soprattutto come strumento di prevenzione dei comportamenti più pericolosi sulla strada".

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