Il Reuccio di Vallelunga: così tutti ricordano Ignazio Giunti, bandiera italiana dell’automobilismo sportivo che ha corso e vinto nelle più prestigiose competizioni nazionali ed internazionali fino ad approdare in Formula 1 alla Scuderia Ferrari nel 1970, condividendo il volante della Rossa con Clay Regazzoni. A lui e ai suoi trionfi è dedicato il busto in bronzo nell’Autodromo di Vallelunga, che i più aficionados del circuito ricordano nella tribuna del rettilineo di partenza e ora ricollocato al centro del paddock con l’approvazione dell’Automobile Club d’Italia e di ACI Storico. I tanti appassionati accorsi a Vallelunga nel fine settimana per l’ACI Racing Weekend hanno particolarmente apprezzato l’opera artistica nella sua nuova sistemazione: gli adulti hanno ricordato un eroe del passato e i più giovani hanno imparato qualcosa di nuovo guardandosi indietro.
Un palmarès invidiabile
I trionfi di Ignazio Giunti, soprattutto sulla pista della Capitale, gli hanno spalancato un prestigioso percorso a bordo di vetture indimenticabili marchiate Fiat, Alfa Romeo e Ferrari. Oltre che per i Gp disputati in F1, il mondo lo ricorda per le gloriose partecipazioni alle corse più ambite: nel palmares di Giunti spicca il 1968 con il secondo posto alla Targa Florio e il quarto posto alla 24 Ore di Le Mans, dove ha vinto la sua classe ed è stato anche in testa alla gara. Nel 1970 ha vinto su Ferrari la 12 ore di Sebring, arrivando secondo alla 1.000 km di Monza e salendo sul podio della Targa Florio.
La tragica scomparsa
E’ il 10 gennaio 1971 quando il Mondiale Marche si riunisce a Buenos Aires per la 1.000 chilometri. Il direttore di gara è il cinque volte campione del mondo di F1 Jaun Manuel Fangio e al 38° giro Ignazio Giunti è saldamente al comando con la sua Ferrari 312PB. Jean Pierre Beltoise, rimasto senza benzina, sta spingendo lungo il tracciato la sua Matra nell’ultima curva prima del rettilineo: una manovra scellerata seppure consentita dal regolamento di allora. Giunti è impegnato nel doppiaggio della Ferrari 512 di Mike Parkes, ma standogli in scia non vede la Matra di Beltoise e la centra in pieno, incendiandosi subito senza lasciare scampo al pilota romano, malgrado il compagno di squadra di Giunti, Arturio Merzario pronto ai box per dargli il cambio alla guida, accorra a piedi dai box per un disperato tentativo di salvataggio. A Ignazio Giunti è intitolato l’Istituto Superiore di Scienza dell’Automobile, con sede a Siena.