A Dudenhofen, località dell’Assia vicino Francoforte da non confondere con l’omonima località del Palatinato come fece cinquant’anni fa un agente immobiliare di cui vi spiegheremo a breve l’aneddoto, è stata sviluppata la nuova Opel Astra votata Auto dell’anno e altre precedenti generazioni di modelli del marchio tedesco. Siamo andati a visitare il centro prove di Opel, inaugurato il 10 settembre del 1966 dopo che il sindaco della cittadina Ludwig Kratz, ricevuta per sbaglio una lettera in cui si spiegava che un costruttore internazionale stava cercando un terreno per un nuovo circuito, convinse Opel ad aprirlo proprio lì. Fra passato, presente e futuro, abbiamo percorso quell’asfalto anche al volante di una Opel Rekord del 1967, terza generazione della berlina presentata ai mercati l’anno precedente. Un modo diverso per guardare avanti, automobilisticamente parlando, senza dimenticare cosa c’è stato dietro di altrettanto importante.
200 milioni di chilometri
La pista di collaudo nacque su una superficie di 2,6 chilometri quadrati, seminascosta da una foresta di pini dell’Assia, con il più vecchio della regione – ha più o meno 275 anni – rimasto lì in mezzo ad altri più giovani, soprannominato “paffuto” (dicke Tanne). Oggi a Dudenhofen tra rettilinei lunghi, circuiti diversi, salite e dislivelli, anello ad alta velocità c’è solo l’imbarazzo della scelta. È qui che le auto della Opel e altre del gruppo General Motors vengono sviluppate e messe alla prova dai collaudatori, anche sette giorni su sette per 24 ore al giorno, fino a percorrere un massimo di 25.000 chilometri in un solo giorno (e notte), consumando fino a 500 pneumatici al mese e facendo dire a Matthias Schollmaier, direttore del centro prove, che “in 50 anni a Dudenhofen sono stati percorsi 200 milioni di chilometri”.
La Opel Ampera-e
Abbiamo visto, parzialmente camuffata perché la prémiere sarà al Salone di Parigi il 29 settembre, la nuova Opel Ampera-e, auto compatta totalmente elettrica sorella quasi gemella della Chevrolet Bolt, con una promessa di autonomia elevata ma non ancora svelata dal costruttore. Abbiamo guidato nuovamente l'ultima generazione della Opel Astra tra le curve strette del tracciato dove handling e tenuta sono state messa alla corda dai collaudatori, abbiamo fatto oh! quando ci hanno mostrato alcuni modelli degli anni sessanta e settanta tirati fuori a lucido dal museo Opel di Russelsheim.
Al volante di una Opel Rekord del 1967
Il mondo dell’auto va verso la guida autonoma, Opel e Gm comprese, ma l’emozione di mettersi al volante di una Opel Rekord C, cioè di terza generazione sviluppata interamente a Dudenhofen, è stata impagabile. La grande berlina tedesca quattro porte, con un bagagliaio che allora faceva davvero il bagagliaio, aveva la targa originale del 1967, versione Lusso, con motore 1900 benzina quattro cilindri, cambio automatico e 90 cavalli.
Finestrini e deflettori a triangolo, sedili che sono poltrone con le molle, niente poggiatesta, al volante di questa Opel Rekord abbiamo percorso alcuni tratti dei vari circuiti del centro prove. Senza mai dimenticare che le auto di una volta frenavano per modo di dire e che sterzavano per modo di dire, con un volantone grande come sono oggi quelli degli autobus.
La più americana delle europee
La Opel Rekord, all’epoca la più americana delle europee nella sua linea e molto più abbordabile nel prezzo di una equivalente americana doc di importazione, ci ha stupito tuttavia più di un’auto dotata di sistemi di guida autonoma o semi autonoma sulla quale ci è capitato di andare in altre occasioni e in altre parti del mondo. La Rekord ci ha lasciato a bocca aperta sulla pista per acustica e comfort: sul pavé e doppio pavé, dove molte macchine moderne soffrono e fanno soffrire la schiena di chi è a bordo perché più rigide in nome della tenuta di strada, la nostra berlinona ci ha fatto apprezzare il suo sistema sospensivo d’antan e la morbidezza estrema dei sedili. Almeno a Dudenhofen, cinquant’anni non sono passati invano.