New York - Un incontro di lavoro per discutere quella funzione acustica. All’ombra di questo nome in codice, scrive il Wall Street Journal, il 28 maggio del 2014 l’allora ceo del gruppo Volkswagen Martin Winterkorn e il suo omologo della Bosch Wolkmar Denner si sarebbero incontrati nel quartier generale della Volkswagen a Wolfsurg per discutere un problema che stava venendo alla luce e che avrebbe coinvolto entrambe le loro aziende. Pochi giorni prima, un gruppo ecologista americano aveva rilevato emissioni elevate di ossidi di azoto dai tubi di scarico di alcune vetture del gruppo, e allo stesso tempo sul tavolo di Winterkorn era arrivata una nota interna che lo avvertiva di un’inchiesta appena avviata dall’Epa.
La ricerca del coinvolgimento di Bosch
Dopo l’accordo da 15 miliardi raggiunto dal gruppo automobilistico tedesco che ha tacitato la class action californiana, gli stessi avvocati che hanno ottenuto l’accordo di San Francisco stanno ora cercando di estendere la chiamata di responsabilità alla Bosch, rivelando l’esistenza di quell’incontro e del carteggio in email che l’ha accompagnato. Nello stesso faldone i legali hanno cancellato il neretto che fino ad ora nascondeva il nome dell’altro dirigente tedesco implicato nella dissimulazione: si tratta di Denner, il sessantenne capo esecutivo che in Germania la cancelliera Angela Merkel ha voluto a capo della Bosch.
Il problema era noto da (troppo) tempo
Il Wall Street Journal ha ripreso la notizia originalmente lanciata dal tedesco Bild am Sonntag e ha scritto di aver visionato il messaggio di posta elettronica, ancora non incluso tra le prove depositate in tribunale. Sempre stando la ricostruzione fatta dal settimanale tedesco e dal quotidiano americano, i due dirigenti conoscevano bene il problema 18 mesi prima dell’ammissione formale che la Volkswagen ha reso all’Epa. Gli avvocati che rappresentano l’accusa nel processo californiano datano quella conoscenza addirittura al 23 giugno del 2008, quando un ex impiegato della Bosch scrisse in un messaggio alla IAV in Michigan (posseduta al 50% dalla Volkswagen), che si proponeva di risolvere il problema delle emissioni eccessive dei diesel lavorando sulla “funzione acustica”. Un programma di software personalizzato per la Volkswagen per confondere la lettura diagnostica degli scarichi in fase di omologazione, e poi di controllo annuale.
L'ingegnere Volkswagen incriminato
A quasi un anno dalle ammissioni del gruppo tedesco, il caso Volkswagen insomma non è chiuso. Contemporaneamente all’uscita del Wall Street Journal, un tribunale di Detroit ha annunciato la prima incriminazione penale per frode contro il governo americano, ai danni di James Robert Liang, uno degli ingegneri della Volkswagen che ha partecipato alla messa a punto dei diesel da esportare e poi al lancio americano dell’intera linea di prodotto. Liang ha ammesso la sua responsabilità nel corso di un patteggiamento sulla pena e si è impegnato a fare i nomi di altri dirigenti dell’azienda che hanno lavorato con lui su questa vicenda.