Ultimo aggiornamento  28 maggio 2023 04:31

Fidel Castro, l’Alfa Romeo e le altre.

Francesco Paternò ·

Fidel Castro compie 90 anni il 13 agosto. È un bel pretesto per regalarsi una storia di automobili come non ce ne sono pari al mondo. È noto che la Cuba del Lìder Maximo sia diventata dal 1959, anno della rivoluzione, il più grande museo a cielo aperto del mondo di auto americane. Molte circolano ancora, nessuna altra made in Detroit è stata successivamente più importata sull’isola. Ma alcune Alfa Romeo sì.

Seduto su una 1750

La rete ci dà una foto di Fidel Castro seduto sul cofano di un’Alfa Romeo 1750 e una data, 1968. Non sappiamo se fosse sua, sappiamo però che nel 1970 dall’Italia furono importate 50 Alfa a Cuba. E che la 1750 – più grande della Giulia cui un po’ assomiglia - è stata prodotta fra il 1968 e il 1976. Dal 1959 al 1977, sull’isola sono sbarcati complessivamente dall’estero soltanto 16.500 veicoli.

La Oldsmobile Rocket 98

Arrivato al potere, Fidel Castro si prese come "auto blu" una Oldsmobile Rocket 98 del 1959, di cui purtroppo non c’è più traccia, come invece accade per la Chevrolet Bel Air verde con tetto bianco usata da Che Guevara da ministro dell’industria e conservata al museo del Automovil, calle Oficios 12 a l’Avana. Fidel scelse la Oldsmobile sulla spiaggia di Miramar da un lotto di auto americane sequestrate nei giorni della rivoluzione vittoriosa. Più tardi la ripudierà per una Mercedes, eppoi questa foto su un’Alfa Romeo 1750…

Record di Cadillac

La Cuba pre-rivoluzione ha avuto in un certo periodo il record mondiale di vendite pro-capite di Cadillac, racconta lo scrittore americano Richard Schweid in un bel libro del 2004 sull’epopea delle auto made in Detroit nell’isola caraibica, “Che’s Chevrolet Fidel’s Oldsmobile on the road in Cuba”. In un paese poverissimo e ad alta analfabetizzazione, il Lìder Maximo mise al bando l’import di auto americane e cominciò a fare arrivare sull’isola modelli costruiti nel blocco sovietico per fare comunque fronte alle necessità del servizio pubblico di taxi e minibus, dalle Lada alle Volga, dalle Warzawas alle cecoslovacche Skoda.

Questa fu la fortuna delle Chevy e delle Plymouth e delle altre: in assenza di pezzi di ricambio, le auto americane invecchiarono con componentistica fatta in casa e innesti di auto “comuniste”. Trasformando le icone di Detroit in auto Frankstein e facendo scrivere all’inviato de l’Economist a Cuba - in un reportage di inizio millennio - “Old cars never die”.

Obama e Marchionne

Nel 2011, il governo cubano ha di nuovo liberalizzato l’acquisto di auto straniere, rendendolo possibile dal 2014 con un decreto. La storica normalizzazione dei rapporti fra Cuba e Stati Uniti voluta adesso da Barack Obama apre una speranza, se non per il mercato dell’auto cui difficilmente ha accesso la maggior parte della popolazione, per un futuro diverso. A Cuba, i tedeschi dell’Audi hanno presentato alla stampa internazionale la nuova Q2 nel giugno scorso, primi a cogliere l’aria nuova che tira. Ricordando l'Alfa 1750, se Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler cui non mancano spirito e capacità di spiazzare, decidesse di regalare a Fidel Castro per i suoi 90 anni una nuova Giulia, non ci sarebbe proprio niente di cui stupirsi.

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