Ultimo aggiornamento  28 marzo 2023 16:41

Mi chiamo Mini e sono a pezzi.

Giuseppe Cesaro ·

“Mi chiamo Mini. Mini Minor. E ora che la Brexit ha strappato la mia anima inglese dalla mia testata tedesca, mi sento davvero a pezzi. È la prima volta: giuro. Perché anche se sono mini, ogni volta che mi specchio in una vetrina, mi accorgo di essere grande. Grandissima, anzi. Ho solo due anni meno dell’Europa, ma sembro una ragazzina io. E non è mica merito del botox. Nossignore. E nemmeno di photoshop. È che sono bella. Bella di natura. Lo sono sempre stata. E lo sarò sempre, perché la vera bellezza è senza età. E io sono una bellezza vera. E poi ho la Union Jack tatuata sul tetto. E da qualche anno persino sui retrovisori. Cool, no?! Ogni volta che passo, si girano tutti e sapete perché? Perché con me passa il fascino".

Il fascino vero

"Il fascino vero: quello che non passa mai. In un attimo ti ritrovi immerso nella Swinging London: Carnaby Street, Mary Quant (perché credete che l’abbiano chiamata “mini-gonna”, eh?!), i Beatles. Sapevate che ogni baronetto ne aveva una? Quella di Paul era verde metallizzata, con gli interni in pelle nera e la capote; George, invece, l’aveva decorata tutta in stile psichedelico. Fantastica. Insomma, non sono un’auto: sono un’icona di stile, bellezza e fascino. La Audrey Hepburn delle quattro ruote, altro che quelle smorfiosette di certe mie colleghe che…”

“Ma basta – sentitela - non se ne può più! La smetti di tirartela così tanto, per favore?! Mi fai venire il mal d’auto. E, poi, se non fosse per me, non saresti mai arrivata da nessuna parte, carina!”

“E tu chi saresti?”

“Quello che lavora, baby. Ce ne vuole uno in ogni famiglia, non credi? E, a quanto pare, qui dentro, l’unico che lavora sono io. Hai presente quegli 848 centimetri cubici che ti portano a spasso dal 1959, bellezza?”

“Ho presente, ho presente… Io e tutto il circondario: fai un baccano che la metà basta!”

“Tutta invidia, baby. Tutta invidia...”

“Ti ricordavo più magro, però… Hai messo su qualche chiletto o sbaglio?”

“Tutti muscoli, ragazzina. Neanche un filo di grasso. Toccare per credere…”

“Per carità: non ti sfiorerei nemmeno col paraurti di un’altra!”

“Intanto io ho raddoppiato i centimetri cubici: quanti ne conosci che possono dire altrettanto? Non solo: posso sfiorare anche i 220 cavalli e mi ci vogliono meno di 7 secondi per arrivare da 0 a 100! Che te ne pare, eh, piccola?! Pura dinamite!”

“Ma sentiteli: “Miss Academy Award” e “Rambo”!

“Rombo, semmai!”

“Fai pure lo spiritoso? Ragazzi datevi una calmata. Siete davvero ridicoli. La verità è che, se tu e Audrey potete andarvene in giro a fare la bella vita e frequentare il jet-set – “The Italian Job”, “Uno sparo nel buio”, “Goldmember”, “Mr. Bean”, “The Bourne Identity” e compagnia bella -  è solo merito nostro!”

“Ah sì?”

“Sì!”

Le quattro gemelle

“E chi sareste voi, con queste vocine stridule? Dovrebbero doppiarvi, date retta…”

“Guardale, Rombo: bella figura che fanno, sempre in giro vestite a lutto!”

“Siamo le quattro gemelle che vi sopportano da quando siete nati, ecco chi siamo! Se c’è qualcuno qui che fa il lavoro sporco, quelle siamo noi, altroché! È tutta la vita che vi portiamo sulle spalle, caro 'Mister Muscolo' e cara 'Miss Academy Award': sarai anche una bellezza, ma mettiti a dieta, perché pesi ogni anno di più! E, se dobbiamo dirla tutta, noi non ne possiamo più! Uno di questi giorni vi lasciamo a piedi e chiss’è visto s’è visto! Vedrete se non lo facciamo. E poi vedremo come andrà a finire!”

“Calmatevi, signori. Un po’ di contegno, per favore. Evitiamo di dare spettacolo, dopotutto siamo inglesi, no?”

“Tedeschi, ormai, bella. Dal 2001 siamo tedeschi: l’avevi dimenticato?”

“Diciamo anglo-sassoni, allora: va bene così? Tutti d’accordo?”

“Vada per anglosassoni!”

“Non vorrei guastare la festa a nessuno, signori, ma la verità vera è che, senza di me, le quattro garrule gemelline e i rombanti cavalli di Mister-centimetri-cubici qui, girerebbero a vuoto. E tu, cara la mia Audrey, non saresti mai riuscita a mettere né quel tuo bel visino, né la tua scintillante carrozzeria fuori dalla catena di montaggio!”

“E questa perticona impertinente chi diavolo è?”

“La trasmissione, bello!”

“Wow! C’è la televisione! Che vi dicevo, ragazzi, sono davvero irresistibile…”

“Sarai anche carina, piccola, ma i motori non fanno proprio per te…” “Trasmissione meccanica, baby, non televisiva…”

“Bravo Mister Muscolo, spiegaglielo tu…”

“è la ferraglia, piccola…”

“Ferraglia?!”

“Ma sì… dicevo per semplificare… Come sei permalosa…”

“Senti chi parla…”

“E va bene: sono gli organi che servono a trasferire la potenza da me alle stridenti gemelline del piano di sotto… Meglio così?”

I suoi cavalli

“Molto meglio sì… In pratica gente: senza di me tutta la baracca qui andrebbe a carte quarantotto: Mister Muscolo e i suoi cavalli galopperebbero a vuoto, le gemelline si comporterebbero né più né meno che come quattro bei mattoni pesanti e immobili e, come d’incanto, la nostra Audrey scomparirebbe dagli occhi e dal cuore di tutti… Paff: sparita, come se non fosse mai esistita.”

“Nooo….”

“Sìììì….: niente Swinging London, niente Carnaby Street, niente Mary Quant, niente Beatles, niente più Italian Job, né spari nel buio, né agenti segreti: niente di niente.”

“Ma non è possibile!”

“Certo che è possibile. Coraggio Mister Muscolo, spiegaglielo tu…”

“È possibile, bellezza: è possibile…”

“Ma tu non lo faresti mai, vero cara? Voglio dire: non faresti una cosa del genere a tutti noi, vero?”

“Certo che lo farei! Sono quasi sessant’anni che mi faccio in quattro, chiusa qui dentro, per fare in modo che voi, là fuori, ve la spassiate. No, dico: avessi mai sentito uno di voi, uno solo, dire anche soltanto una volta “grazie”. Niente. Silenzio di tomba. Non una parola. E oggi, quando avete cominciato con questo crescendo delirante non ci ho visto più! Ma dico: chi vi credete di essere? Senza di me, non siete nessuno. Nes-su-no! Chiaro? Sapete che vi dico? Ne ho davvero i giunti pieni. Non vi sopporto proprio più. Aria: ho bisogno di cambiare aria. È da un po’ che ci pensavo, ma questa volta ho deciso: vi lascio!”

“Così, su quattro ruote?”

“Non puoi!”

“Ah no?”

“No!”

“E sarete voi a impedirmelo?”

“Siamo nati per stare insieme!”

Tutti da paesi diversi

“Balle! Veniamo tutti da paesi diversi: ci hanno presi e messi insieme. Questo è. E non abbiamo niente in comune. E poi qualcuno vi ha forse chiesto se volevate dar vita a una Mini, una Rolls o una Mustang?”

“No, ma è chiaro che…”

“Chiaro cosa? Sarà chiaro a voi: a me non è chiaro affatto. Io ho la mia identità e sono stufa di vederla ignorata e calpestata da tutti. Sono una trasmissione, certo, ma questo non vuol dire che io non abbia il diritto di scegliere con quali motori e quali ruote lavorare…”

“Ma… abbiamo fatto un sacco di cose belle insieme…”

“e questo che significa?”

“Significa che se ci separiamo, tutto questo finirà… ecco cosa significa”

“E allora? Finirà questo, ma comincerà qualcos’altro. E chi dice che non sarà altrettanto bello?… Forse sarà anche più bello. Non vedo proprio dove sia il problema…”

“Ma squadra che vince non si cambia. E noi abbiamo vinto, no? O vorreste negare anche questo?”

“Abbiamo vinto, è vero. Ma non siamo una squadra… Hai mai visto una squadra nella quale c’è un po’ di tutto: ferro, gomma, plastica, pelle, vetro, cavi elettrici…?”

“Veramente no…”

“E allora!”

“Ma cosa siamo, allora?”

“Siamo pezzi. Componenti. Raccattati un po’ qua un po’ là in giro per il mondo, montati e assemblati insieme. Questo siamo: altro che squadra! Per quanto mi riguarda, ne ho abbastanza: io mi fermo qui.”

“Ragazzi, vi confesso che non mi sono mai sentita così… così a pezzi in tutta la mia vita… io, io non…”

“Lascia stare, baby: ha ragione lei.”

“Ma come, Rombo? Ti ci metti anche tu, adesso?”

“Finalmente: Mister centimetri cubici ha collegato il cervello…”

“La verità, baby, è che anch’io sono stanco di questa vita. Voglio trovarmi una compagna con un cx come si deve: senza offesa, piccola. È che ho bisogno di qualcuno con una linea che mi consenta di far vedere cosa sono in grado di fare. Sono stufo di accollarmi una specie di microonde con le ruote, che non avrà mai l’aerodinamica di una spider. No dico: ve li immaginate i miei 220 cavalli sotto una spider? Sento già gli 880 zoccoli lanciati al galoppo!”

“Parole sante “Mister Muscolo”! Era un po’ che ve lo volevamo dire: ce ne andiamo anche noi…”

“Ma come: anche voi quattro?”

Ognuna per la sua strada

“Certo, baby. Perché? Siamo, forse, da meno di voi? Credete, forse, che non esista un motore in grado di farci mordere la strada e far mangiare un sacco di polvere a tutti quei bellimbusti che oggi non fanno altro che guardarci dall’alto in basso?”

“Non dico questo, ma… non sarà certo facile trovare quattro nuovi posti, con la crisi che c’è…”

“Chi ha parlato di quattro posti?”

“È che vi somigliate come gocce d’acqua e mi siete sempre sembrate così legate…”

“È proprio questo il punto: è ora di finirla con certi legami. Ognuna per la sua strada, piccola. Ognuna per la sua strada.”

“Giusto!”

“Ben detto!”

“Del resto, non siamo più delle bambine: siamo grandi ormai. È giunto il momento che ognuna di noi faccia le sue esperienze e faccia vedere al mondo di cosa è capace… Addio!”

“D’accordo, d’accordo… Come volete: ognuno per la sua strada…”

“è meglio per tutti, piccola, credimi…”

“Se lo dici tu Rombo… Posso farvi solo una domanda, prima che ve ne andiate?”

“Spara”

“Vai”

“Coraggio, piccola”.

“Secondo voi: quante grandi canzoni si possono scrivere con una nota sola?”

“Ma…”

“E quanti grandi romanzi con una sola parola?”

“Veramente non…”

“E, ditemi: quante grandi auto si possono creare con un solo pezzo?” 

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