La notizia è delle scorse ore: Tesla si fonderà con SolarCity, azienda californiana che produce pannelli fotovoltaici che da oggi saranno brandizzati con il marchio del costruttore di auto elettriche. L’investimento di Elon Musk per l’acquisto di SolarCity è di 2,8 miliardi di dollari. Non pochi. Musk detiene personalmente il 19% di Tesla e il 22% di SolarCity, il cui CEO è suo cugino. Affare di famiglia.
I dubbi degli analisti li potete immaginare: Tesla ha oggi una capitalizzazione in Borsa che vale i 2/3 di General Motors, pur avendo venduto nel mondo finora solo 130 mila elettriche. A Wall Street, piccoli e grandi investitori credono nel sogno di Musk, anche se i californiani continuano a non guadagnare un solo dollaro sulle loro auto. Ora arriverà la Model 3, la compatta da 35 mila dollari in grado, secondo Musk, di anticipare il traguardo delle 500 mila vetture di due anni, dal 2020 al 2018. Le premesse ci sarebbero tutte ovvero, circa 400 mila unità già prenotate (non si tratta però di veri e propri ordini).
Ed è proprio su questo che gli analisti puntano il dito: era così necessario un investimento di questo tipo quando il lancio e la produzione della Model 3 richiederà investimenti che potrebbero mettere a forte rischio il valore delle azioni Tesla? Difficile dargli torto. Credo però che in alcuni casi i numeri debbano lasciare spazio alle visioni. Tesla – SolarCity è una di queste. E’ uno scenario solo immaginato finora. Il sole che grazie ai pannelli produce energia, stoccata nelle batterie di una Tesla che può così viaggiare a zero emissioni “reali” oppure, accumulata in batterie a fine ciclo di vita (automobilistica). Vetture che una volta tornate a casa, possono restituire all’abitazione l’energia non utilizzata.
Musk ha capito che il futuro passa per le smart grid, piccole centrali di energia che chi può, riuscirà a realizzare. E’ il futuro. E forse vale la pena sostenerlo.