“Nessun uomo è un isola”, scriveva John Donne. Lo stesso vale al volante. La mobilità è un sistema di “vasi comunicanti” nel quale una moltitudine di soggetti interagisce in spazi affollati e assai più ristretti di quanto non sembri. E la maggior parte delle cose che succedono intorno a noi non dipendono da noi e rimangono fuori dal nostro controllo. E questo soprattutto in città, dove non a caso si verifica più del 75% del totale degli incidenti e perde la vita più del 45% del totale delle vittime di incidenti stradali.
Globalizzazione: grande mercato, grandi auto
Anche la globalizzazione, però, contribuisce a modificare connotati e dimensioni delle nostre auto (qui il link della prima puntata sul perché le auto sono cresciute di dimensioni). Costrette a fare i conti con le esigenze di un mercato sempre più vasto, infatti, le Case non guardano più a questo o quel mercato interno. Un modello, magari inizialmente pensato per il mercato italiano, finisce col dilatarsi per soddisfare i “criteri immobiliaristi - come li ha definiti sempre su questi sito Flavio Pompetti - con i quali molti [americani] scelgono l’automobile da acquistare” o la convinzione, sempre più radicata nel mercato cinese – come, del resto, in quasi ogni altra parte del mondo - che la grandezza sia sinonimo di prestigio.
Più alti, più pesanti, più vecchi, più attivi
Né è possibile non tenere conto di alcune modificazioni strutturali del corpo umano, che hanno un impatto notevole su costumi e consumi. L’altezza, innanzitutto, cresciuta di circa undici centimetri negli ultimi cento anni. Inevitabile, dunque, che le cose si dilatino per ospitarci meglio. L’aumento dell’altezza ha comportato, inoltre, un certo aumento di peso (25kg, in media). Aumento che, in molte società del benessere - che sono anche quelle con maggiori tassi di motorizzazione - ha generato fenomeni, un tempo sconosciuti, come l’obesità. Non deve stupire, allora, il fatto che i media americani parlino di correlazione diretta tra obesità e crescita delle dimensioni delle auto.
C’è, infine, il fattore invecchiamento. La vita media si allunga e la Terra risulta sempre più popolata da anziani. Nel nostro Paese, dal ’63 a oggi, gli over 60 sono raddoppiati: erano 1 su 10, sono 1 su 5. Anziani più in gamba dei loro omologhi di ieri. E costretti a lavorare molto più a lungo. Allungandosi l’aspettativa di vita, infatti, i sistemi pensionistici non sono in grado di mantenere così a lungo così tante persone. Ovvio che, se queste persone non escono dal mondo del lavoro, non usciranno nemmeno dal mercato della mobilità. Il che significa che lei dovrà adattarsi alle loro esigenze. Una delle quali è il bisogno di sicurezza. Così come gli anziani si sentono più sicuri nel viaggiare al centro della carreggiata, si sentono anche più sicuri al volante di auto più grandi e magari più alte. Auto che, oltre a una migliore visibilità, garantiscono anche maggiore protezione.
Tesoro, mi si è ristretto il parcheggio
Uno degli effetti collaterali della crescita delle dimensioni delle auto è la riduzione degli spazi per parcheggiare. La cosa può far sorridere, ma il problema è più serio di quello che sembra. Gli automobilisti inglesi, ad esempio, hanno smesso di sorridere non appena hanno letto le prime statistiche relative a questo fenomeno. 500mila collisioni l’anno: 1.400 al giorno. Quasi una al minuto, per un costo complessivo di oltre 760milioni di sterline l’anno: quasi un miliardo di euro. Situazione non molto diversa in Germania: il 40% degli incidenti con danni materiali si verifica durante le manovre di parcheggio. Le cose peggiorano in Svizzera, dove questo genere di incidenti rappresenta, addirittura, più della metà (52%) del totale delle collisioni.
La punta dell'iceberg
Ma è chiaro che il problema degli incidenti ai parcheggi è solo la punta dell’iceberg. Auto più lunghe e più larghe, infatti, riducono il numero dei parcheggi su strada e pongono il problema di strade e corsie più larghe. Tre metri non bastano più. Ci voglio corsie di 3,25/3,50m, il che metterà in crisi sia le piccole strade extraurbane, sia quelle urbane vincolate dagli edifici. Occorre, infine, tenere conto del fatto che il maggior peso dei veicoli riduce anche la vita delle pavimentazioni. Questo significa più costi sia di manutenzione che di realizzazione di pavimentazioni con strati di dimensioni maggiori. Tutte questioni che rischiano di rendere ancora più difficile e più costosa (in termini di incidentalità stradale, bolletta energetica e inquinamento ambientale) la quotidianità di tutti noi.
Size does matter
La sicurezza sarà anche la prima ragione per la quale si producono auto sempre più grandi, ma non è affatto certo che anche sia la prima ragione per la quale tali auto si vendono. Il nodo centrale sembra di natura psicologica. La grandezza dell’auto come riflesso della grandezza dell’ego. L’idea è che la seconda garantisce per la prima. Una questione di status, dunque. Personale e sociale. Dopotutto la grandezza è, da sempre, simbolo di bellezza, forza, ruolo e potere. Senza trascurare l’associazione – di innegabile matrice sessuale - tra dimensioni e prestazioni, laddove il concetto di grandezza è, inscindibilmente, associato a quello di potenza. “Size does matter”, direbbero gli anglosassoni.
La domanda è: con auto sono sempre più grandi – tutte concentrate nello stesso quadrante di mondo – non si rischia di comprimere sempre più quello stesso spazio che vorremmo espandere all’infinito?