Più della metà degli italiani si dice pronto alla guida autonoma. Scettici tedeschi e americani.A dirlo è l'Osservatorio auto 2016 elaborato da Findomestic. La banca specializzata nel credito alla famiglia ha condotto una ricerca internazionale per capire quale fosse il grado di conoscenza e disponibilità sul tema della guida autonoma e, in genere, sugli scenari della mobilità del futuro. Ad essere coinvolti 15 paesi e 4 continenti.
L'auto connessa
La sorpresa? L’auto connessa, il cui concetto non è però sempre chiarissimo alle persone, per gli italiani (ma anche per messicani e brasiliani) non rappresenta uno scenario negativo, anzi. Per oltre l’80 per cento degli intervistati la mobilità del futuro, intesa soprattutto come l’auto che si guida da sola, è soprattutto un modo furbo per risparmiare tempo. Nel campione delle interviste, alla domanda come immagina l’auto del futuro le risposte sono spesso abbastanza fantasiose: si va dall’auto che fluttua a mezz’aria a quella che vola, dalla bicicletta come mezzo ideale al teletrasporto di fantascientifica memoria.
Per molti però (il 78 per cento delle interviste) una cosa è chiara: le auto del futuro e in genere la tecnologia applicata alla mobilità avrà dei costi tecnologici rilevanti, seppur a fronte di miglioramenti in termini di comfort di guida, di rispetto per l’ambiente (il 33 cento degli italiani) e di comfort ma questa volta inteso come tempo da impegnare per fare altro.
La sorpresa
Tante le curiosità emerse dalla ricerca: chi l’avrebbe detto che ben il 66 per cento degli automobilisti italiani comprerebbe un’automobile che al posto di Fiat o Alfa sul cofano avrebbe scritto Google o Apple? O che il 57 per cento degli intervistati, sarebbe disponibile a sfruttare la connettività delle auto del futuro per ricevere pubblicità personalizzata, ossia informazioni geolocalizzate su hotel, shopping, luoghi di interesse legati ai gusti personali. E la privacy ? Di quella si preoccupano di più gli italiani, che infatti hanno espresso il loro parere positivo sulla pubblicità solo nel 39 per cento dei casi, contro l’87 per cento dei pareri positivi degli automobilisti cinesi.
In genere però la connettività fa più piacere che paura, forse perché è già ampiamente disponibile e utilizzata in auto già oggi: quasi il 90 per cento degli italiani usa un navigatore, un Gps, applicazioni tipo Google maps o altri strumenti interattivi (spesso sul telefonino) per pianificare gli spostamenti. Ma la connettività nel futuro è vista anche come un concreto aiuto per gestire al meglio e in modo automatizzato la manutenzione della propria auto (lo indica l’89 per cento degli intervistati), per evitare o ridurre i furti e in genere per aumentare la sicurezza con l’uso di radar e telecamere; in questo caso italiani e resto del mondo sono allineati con un 86 per cento di pareri favorevoli.
Entro cinque anni
Ma in quanto tempo gli italiani si immaginano seduti comodamente sui sedili posteriori mentre l’auto li porta in modo autonomo in ufficio? L’auto che si guida da sola per il Belpaese potrebbe arrivare già entro i prossimi cinque anni, mentre fa riflettere che in paesi dove di guida autonoma si parla da più tempo, come la Germania, il 70 per cento degli automobilisti pensa che prima del 2020 l’auto rimarrà quella che conosciamo oggi.
Ma la vera sorpresa, frugando nei dati emersi dalla ricerca di Findomestic, è la percentuale di persone che afferma che la guida autonoma sarà un’esperienza positiva: i cinesi primeggiano con il 91 per cento dei favori, seguiti dall’81 per cento della Turchia, dal 73 per cento del Brasile. Anche gli italiani sono abbastanza attratti dall’idea di non dover più guidare l’auto (il 65 per cento) mentre in Germania e soprattutto negli Usa, il paese di Google e di Apple, il tasso di scetticismo sale e solo il 32 per cento degli automobilisti americani si dice interessato all’auto che si guida da sola.
Come passare il tempo
Ma come si trascorrerà il tempo in auto, se non guidando? Leggendo un libro per molti, programmando il lavoro o consultando le mail. Ma anche dormendo, divertendosi (48 per cento), parlando con gli altri passeggeri (40 per cento). Quanto alla fiducia nella capacità di un’auto di guidare davvero da sola, il campione si spacca: il 40 per cento degli americani e il 37 degli italiani si fiderebbe, a patto di dare comunque un occhio alla strada, “non si sa mai…”; quasi cieca fiducia invece per giapponesi, cinesi e turchi che con percentuali superiori all’80 percento hanno risposto di fidarsi completamente nella tecnologia della guida autonoma (forse non avevano ancora saputo del recente caso di una Tesla Model X che autonomamente – sembra – sarebbe finita contro un muro).
I timori riguardano però anche la paura di non essere più totalmente padroni dell’auto (24 per cento), paura che la condivisione dei dati finisca per violare la privacy (22 per cento), timori per la sicurezza (il 21 per cento), mentre solo il 9 per cento si dichiara preoccupato per la perdita di piacere di guida.
Chi le compra?
Concludiamo con una riflessione. Fatti salvi i limiti urbanistici, strutturali e assicurativi ancora tutti da risolvere, se è vero che la guida autonoma apre potenzialmente l’uso dell’auto a soggetti fino ad oggi esclusi (persone senza patente, portatori di handicap, non vedenti, minori, anziani…), un dubbio è lecito: ma se il piacere di guida non sarà più rilevante, come sembra emergere, quali saranno i futuri criteri di scelta di un modello? E, soprattutto, qualcuno comprerà ancora auto che di fatto non guiderà più nessuno?