Ogni anno sulle strade d’Italia perdono la vita più di 50 bambini dai 0 a 13 anni di età (dati ACI - Istat) e oltre 10.000 restano feriti. Il 70% di loro, al momento dell’impatto, si trovava a bordo dell’auto. Teoricamente protetto. Ma solo in teoria: in molti dei casi i bambini non erano adeguatamente sistemati negli appositi seggiolini oppure si trovavano seduti liberamente sui sedili posteriori o davanti, in braccio a un adulto. Alla faccia delle campagne di prevenzione e di una legge che obbliga a utilizzare gli appositi sistemi di ritenuta per la sicurezza dei bimbi in viaggio (art. 172 del Codice della strada) e che prevede multe da 80 a 323 euro e la decurtazione di 5 punti dalla patente.
I consigli da tenere bene a mente
Meglio allora ricordare le regole fondamentali da seguire con l'aiuto del professor Leonardo Bussolin, responsabile del Trauma Center Pediatrico (l’unico in Italia) del Policlinico Meyer di Firenze:
Usare un seggiolino omologato in base all’età e all’altezza del bambino e non allacciarlo mai senza l’apposita “rialzina” alle cinture per adulti: “I seggiolini o il rialzo servono per fare in modo che l'apposita cintura di sicurezza, in caso di impatto, oltre a evitare che il bimbo venga scaraventato violentemente dentro o fuori l’abitacolo, lo trattenga senza ferire organi vitali, addome e colonna cervicale innanzitutto”. Deve essere poi ricordato che i sistemi di ritenuta, benché a norma di legge, non eliminano completamente il pericolo, ma riducono il rischio di lesioni gravissime e di mortalità nei minori in viaggio”: guidare rispettando i limiti e le condizioni stradali è una condizione necessaria per la massima sicurezza degli occupanti della vettura. Grandi e piccoli.
Mai lasciare i bambini seduti liberamente dietro, anche se non sono piccolissimi e se accanto a loro c’è una persona più grande: “L’adulto stesso è esposto agli urti è non è preparato agli imprevisti. In caso di incidente è difficile che riesca a non farsi sfuggire il piccolo, anzi rischia di essere catapultato con lui o peggio di schiacciarlo col suo corpo”.
Mai viaggiare con un bambino in braccio, tanto meno allacciato alla stessa cintura: “E’ la situazione peggiore e non è inconsueta. L’adulto sembra proteggere il bimbo ma fa correre un rischio in più a lui e e a se stesso. Assolutamente da bocciare”.
Ancora troppa superficialità
Sembra banale ribadire questi semplici concetti ma il professor Bussolin ci tiene a che siano sistematicamente ripetuti: “Al di là delle regole tecniche, quando si tratta di bambini, le precauzioni non sono mai troppe e la superficialità può diventare un errore imperdonabile. Perciò non mi stanco mai di ricordare agli adulti di usare buon senso”. Ricordando ancora che un bambino non ha la capacità fisica di reagire prontamente a un impatto, come per esempio irrigidire i muscoli o sostenersi per attutire l’urto. E le dimensioni della sua testa, proporzionalmente maggiore rispetto al resto del corpo e in confronto a un adulto, lo rendono più esposto ai trami cranici, tra i più pericolosi.
La proposta del Meyer al ministero della Salute
Un aiuto può arrivare anche dai corsi di educazione alla prevenzione: il Trauma Center Pediatrico del Meyer di Firenze li svolge da tempo: “Questo tipo di lezioni”, conclude il professore “dovrebbe essere disponibile per tutti, capillarmente sul territorio. Magari, ed è una mia proposta al ministero della Salute, includendo la sicurezza dei bimbi in viaggio nel programma dei corsi pre-parto svolti sistematicamente nei consultori e seguiti dalla quasi totalità dei futuri genitori”.