Se lo scenario disegnato dall'analista Mary Meeker per l’ultimo report Internet Trends corrisponde al vero, e non ho motivo per dubitarne, la strada intrapresa da tutte (o quasi) le principali industrie automobilistiche verso il business dei servizi di mobilità, sembra quella corretta..
I dati sono quelli di UberPool ovvero della app che consente a chiunque di fare il tassista caricando a bordo della propria auto, persone che viaggiano sullo stesso tragitto e che secondo il report, vale ormai il 20% del volume d’affari della società di ride sharing di San Francisco: il servizio UberPool è attivo in sole 36 città e ha già raggiunto dal lancio nell’agosto del 2014, 100 milioni di passaggi che hanno consentito di tagliare viaggi per un totale di 90 milioni di miglia (circa 145 milioni di chilometri) e quasi 2 milioni di galloni di carburante rispetto al servizio di UberX (quello dove l'auto privata sostituisce il taxi, indipendentemente se il tragitto è condiviso o meno).
Il dato però ancora più significativo arriva dalla Cina dove ogni mese sono 30 milioni i viaggi effettuati con servizi di ride sharing di Uber e degli altri operatori. La media nelle grandi città è di oltre 100 mila spostamenti a settimana.
Considerando che questo tipo di offerta di mobilità è solo nella fase iniziale di sviluppo, si capisce perché – solo per citare gli ultimi casi – GM abbia deciso di investire in Lyft (rivale di Uber in Usa), Volkswagen in Gett e Toyota nella stessa Uber. Ne vedremo delle belle.