La bicicletta è il mezzo di trasporto che può rimettere in salute le nostre città malate di traffico. Ma, secondo la FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta), in Italia questo ruolo non le viene ancora riconosciuto, se non a parole. Nei fatti, la bici non ha ancora il posto che merita quando si tratta di programmi e di stanziamenti per lo sviluppo di una mobilità più smart e meno impattante.
Bici trascurata dai Palazzi
Questo è successo, sostiene l’associazione dei ciclisti: il ministero dell’Ambiente ha predisposto un progetto per ridisegnare la mobilità in città. Con l’obiettivo di convincere i cittadini a lasciare l’auto in garage e usare modalità pulite per andare e venire da scuola o dal posto di lavoro, come l’auto elettrica, il car sharing, il car pooling, il pedibus, i mezzi pubblici.
Peccato, però, lamenta Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB, che nel relativo decreto ministeriale la “bicicletta sia praticamente sparita e quasi mai citata in modo esplicito”. Eppure, alla luce dei livelli insostenibili di traffico e inquinamento delle nostre aree urbane, che si traducono in incalcolabili costi sociali dovuti all’inquinamento, “proprio la mobilità ciclistica è la risposta più economicamente sostenibile per impostare la mobilità delle persone”. Invece di bicicletta non se ne parla neanche nell’elenco dei “bonus mobilità” attraverso i quali il governo ha intenzione di incentivare lavoratori e studenti che si spostano su mezzi di trasporto a basse emissioni. Una dimenticanza?
Più ciclisti in piazza
La FIAB è passata all’attacco e ha sottoposto all’esame dei senatori che stanno analizzando il decreto ministeriale (in particolare le commissioni Lavori pubblici e Territorio e ambiente) una lista di aggiustamenti. Ecco i concetti principali: “bici al seguito” su tutti i mezzi di trasporto, bike sharing per tutti (quindi, non solo in centro, ma anche in periferia), parcheggi d’interscambio nelle stazioni FS, delle metropolitana e ai capolinea dei bus, sviluppo di percorsi ciclabili (piste o corsie ad hoc), avvio di interventi di moderazione del traffico (come le zone 30), limitare gli incentivi all’auto privata, anche se ecologica, per premiare chi usa i mezzi pubblici, il trasporto condiviso, si sposta a piedi o, appunto, preferisce pedalare per le vie della città.