In pochi lo sanno. E, a guardarla, in ancora meno lo immaginano. Eppure, lei, la svedesona da famiglia nata nel 1974, 30 anni fa mieteva anche successi sportivi. Correva l’anno 1985, il terreno di gara era quello del Campionato Europeo Turismo e lei era una 240 Turbo. A guardarla oggi vien da chiedersi come ha fatto, eppure, in quegli anni la berlinona svedese dominava nelle gare in Australia, Finlandia, Germania, Portogallo, Nuova Zelanda e Svezia e col suo 4 cilindri turbo dava del filo da torcere a Bmw e Jaguar con motori plurifrazionati.
Le eredi
Oggi, la storia si ripete, di nuovo in duplice copia: l’erede naturale della 240 sarebbe la Volvo S60 su strada e la versione Polestar TC1 in pista. Fascino dimezzato la prima, con un promettente 4 cilindri da 400 cv sotto il cofano la seconda, impegnata nella stagione 2016 del WTCC. Ma volete mettere?
Vada come vada, questa berlina a trazione posteriore dalle forme cubiche e dall’aspetto rassicurante, fece stragi di famiglie “frikkettone”, conquistate dallo stile fuori dal coro e dalla sicurezza, quarant’anni fa senza avversarie. Apparsa per la prima volta nel 1972, al Salone dell’auto di Ginevra, nel suo nome “in codice” c’era scritto il suo destino: Vesc, Volvo experimental safety car. Già, perché fu proprio la sicurezza, ben più dello stile e delle prestazioni, a fare della Volvo Serie 200 una delle auto più dotate in tema di sicurezza “passiva”, a partire da quei paraurti che sembravano resistere a impatti estremi.