Ultimo aggiornamento  27 marzo 2023 18:01

Il codice della strada diventa più digitale.

Marina Fanara ·

Sono anni che se ne parla, ma la riforma del Codice della strada è un altro di quei tormentoni legislativi bloccati nelle aule parlamentari, sempre per colpa di una infinita sequenza di cavilli tecnico-burocratici. La sua ultima revisione risale al 1992 e ad eccezione di qualche sporadico, anche se importante cambiamento, dalla patente a punti, all’obbligo della licenza di guida per il motorino, al reato di omicidio stradale, è rimasto quasi immutato: 245 articoli, più ulteriori 408 di Regolamento oltre a 19 appendici.
Ora il mondo è cambiato, non fosse altro che per le nuove tecnologie (compreso lo smartphone al volante) e una Riforma è diventata urgente: l’ultimo testo (il disegno di legge delega 1638), approvato alla Camera a ottobre di due anni fa, si è di nuovo bloccato, stavolta al Senato dove solo di recente ha ripreso faticosamente a marciare.

Fuori i regolamenti, più spazio alle città

Questioni di copertura finanziaria avanzate dalla Ragioneria dello Stato su gran parte del testo. È essenzialmente questo il motivo che ha ritardato l’esame del ddl a Palazzo Madama. “Dopo le dovute modifiche, ora l’iter del testo è ripreso a pieno ritmo e contiamo di andare in Aula entro l’estate”, spiega Daniele Borioli, membro dell’VIII Commissione (Lavori pubblici e comunicazioni) e relatore del provvedimento che spera fortemente, sancirà una rivoluzione per l’intera mobilità e per la sicurezza.

Quattro i “paletti” su cui si sta impiantando la nuova legge. Il primo riguarda una radicale semplificazione: “Vogliamo che tutte le norme tecniche relative alle infrastrutture, ai veicoli, alle apparecchiature e relative omologazioni non siano più materia di Codice, ma demandate ai tecnici con appositi provvedimenti ministeriali. Il Codice dovrà essere snello e comprensibile e dedicato esclusivamente ai comportamenti sulle strade”.

Seconda novità: non si parlerà più solo di chi sta al volante, ma di mobilità in generale con particolare attenzione alle aree urbane e alla cosiddetta utenza debole: “Stiamo prevedendo specifiche norme a tutela di bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti. E nessuna gerarchia tra le diverse modalità di spostamento. Dovranno tutte coesistere e condividere gli spazi. Per esempio, dare la possibilità alle bici di transitare nelle corsie preferenziali o parcheggiare negli stalli dedicati alle auto”.

In pratica: più considerazione per chi si muove a piedi o sulle due ruote vuol dire anche più doveri. Ovvero, sanzioni per chi in bici non utilizzerà il casco (che negli intenti dovrebbe diventare obbligatorio) o per i pedoni che attraversano fuori dalle strisce o col rosso, ma senza scagionare chi si trova al volante e trovandosi in una posizione di forza rispetto agli altri utenti della strada è tenuto sempre e comunque alla massima prudenza.

Tecnologia e formazione

Sarà una Riforma all’insegna della tecnologia. La proposta di legge prevede un massiccio uso degli strumenti di ultima generazione per la prevenzione degli incidenti, per il controllo sulle strade, per informare e per sanzionare. “La certezza della pena è fondamentale”, aggiunge il relatore “e va a braccetto con la prevenzione. La tecnologia è di grande aiuto, perché per evitare il far west est sulle strade non basta aumentare il numero degli agenti”. Via libera, quindi, ai precursori per alcol e droga, alle apparecchiature contro la stanchezza, i colpi di sonno, l’uso improprio dello smartphone, ai rilevatori di velocità.

Per questo serviranno nuove risorse finanziarie. Dove si troveranno i soldi? Dai proventi delle multe: i legislatori stanno definendo un meccanismo sanzionatorio contro le amministrazioni locali che si sottrarranno all’obbligo stabilito dal Codice della strada attualmente in vigore di devolvere parte dei proventi delle multe per la sicurezza. Finalmente. 

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