Ultimo aggiornamento  01 giugno 2023 18:56

Se il benzinaio va all'automobilista.

Giuseppe Cesaro ·

Se l’automobilista non va al benzinaio, il benzinaio va all'automobilista. Miracolo? No: realtà. Siete rimasti a secco con l’auto parcheggiata davanti casa, sotto l’ufficio, nel cuore del quartiere dello shopping, fuori dal ristorante o dal cinema, oppure nei pressi del parco nel quale stavate cercando di regalarvi un po’ di meritato relax? Nessun problema: un click sulla app giusta e il pieno arriverà da voi senza che muoviate un dito. Attività sul display dello smartphone esclusa, ovviamente.

Il pieno in una app

Quella del "pieno a domicilio", infatti, è l’ultima frontiera delle app dedicate a semplificare la vita agli automobilisti e non è difficile immaginare per loro un futuro decisamente... verde. Come funziona? Semplice: si scarica la app (wefuel, filld, purple, mygastogo, boosterfuel, gasninjas...) ci si iscrive, si inseriscono le informazioni di base dell’auto e della carta di credito, si indica – sulla mappa – dov'è parcheggiata la macchina e si seleziona la fascia oraria per la quale si richiede il rifornimento. Al resto penseranno un van adibito al trasporto di liquidi infiammabili e personale esperto, in grado di eseguire l’operazione in totale sicurezza (se lasciamo accostato il copri-tappo del serbatoio, anche in nostra assenza), pulendo persino il parabrezza. Al termine dell’operazione, riceveremo una ricevuta di conferma dell’avvenuto rifornimento.

Il tempo è denaro

Più di così. Il “pieno a domicilio” ha, naturalmente, un costo (a parte gasninjas che, di notte, consegna gratis). Si può trattare di una tariffa fissa: 5/7 dollari (l’equivalente di 4/6 euro) a rifornimento, oppure di una tariffa che varia in funzione del tempo entro il quale desideriamo essere riforniti: 6 dollari entro un’ora; 4 entro le tre ore. Ma c’è anche chi offre anche la possibilità di sottoscrivere un abbonamento mensile (20 dollari; 17,5 €), che dà diritto ad un numero illimitato di consegne. Caro? Forse, ma è chiaro che i prezzi sono destinati a scendere, sia la concorrenza prodotta dal moltiplicarsi di questo genere di app, sia per il crescere della community degli utenti e del numero di van e addetti al rifornimento.

“Sì – obietterete - ma perché pagare, quando ciascuno di noi può rifornirsi gratis presso un qualunque self service?” Innanzitutto perché il vantaggio offerto da queste app non è quello di farci risparmiare soldi, ma tempo. E, anche se a volte tendiamo a dimenticarlo, “il tempo è denaro”. E poi perché - quando il serbatoio ci implora di avere pietà di lui e mettere fine alla sua arsura - non sempre la stazione di servizio è a portata di mano, nel portabagagli c’è una tanica omologata per i rabbocchi di emergenza e noi siamo in condizione di mollare lì tutto (bambini piccoli, animali, oggetti importanti ma ingombranti o pesanti, ecc.) e metterci a cercare il benzinaio più vicino. Molto meglio, allora, continuare a fare quello che stiamo facendo e lasciare che - mentre lavoriamo, facciamo shopping o ci godiamo tempo libero e relax  – qualcun altro si occupi di rimettere la nostra auto in condizioni di ripartire.

Un piccolo ostacolo

Un neo, per la verità, c’è: per il momento, infatti, per godere di questo genere di benefici è necessario trasferirsi a Los Angeles, San Diego, Dallas, Seattle o Miami. Ma, a parte il fatto che il non essere più costretti a mendicare un po’ di benzina all'ultimo momento potrebbe essere né l’unico, né il motivo più importante per decidersi a volare oltreoceano, bisogna dire che le "on-demand fuel delivery" app stanno prendendo piede più velocemente di quanto immaginiamo. Dunque chi scommette che i loro servigi conquisteranno, presto, anche gli automobilisti del Vecchio Continente, difficilmente rischia di perdere.

Tag

Benzina  · E-commerce  · Internet  · Stati Uniti  · 

Ti potrebbe interessare

· di Valerio Antonini

La start-up che ti riempie il serbatoio ovunque tu sia (negli Usa). Ha ottenuto quasi 32 milioni di dollari di finanziamenti esterni. E fa risparmiare sul pieno

· di Marco Perugini

Paghiamo il carburante l’11,9% in più rispetto agli altri automobilisti europei. E il fisco italiano si prende il 68,8% della nostra spesa