Ormai è guerra dichiarata al nemico numero uno della sicurezza stradale: lo smartphone al volante. Una imprudenza che in Italia provoca il 20% degli incidenti (dati ACI-Istat 2014) e si merita il primo posto nella hit delle cause di sinistro stradale, superando la guida in stato di ebbrezza e l’eccesso di velocità.
Ma l’uso improprio del cellulare ormai va ben oltre la semplice telefonata senza auricolari e viva voce. Scienziati, tecnici, ricercatori sono in allarme: la mania di chattare, inviare sms, consultare internet e addirittura scattare un selfie a ogni ora del giorno e della notte, anche quando si guida, è diventata ormai un’epidemia dalle dimensioni planetarie.
Un rischio a portata di mano
I numeri riportati dagli esperti in materia di sicurezza stradale la dicono lunga sui pericoli che si corrono quando si rimane incollati al cellulare, col corpo e con la mente. Per dare un’idea, l’ACI ha calcolato che solo rispondere al telefonino ci fa distrarre dalla strada per 2,1 secondi. Che equivale a percorrere 29 metri a “occhi chiusi” se viaggiamo a 50 km/h, che diventano addirittura 70 se viaggiamo a velocità più sostenuta, come in autostrada a 120 km/h. In queste condizioni, solo un supereroe sarebbe perfettamente in grado di gestire un imprevisto.
Ma i dati inquietanti non finiscono qui. Stando a uno studio della TIM a supporto della campagna sulla sicurezza stradale “GuardaAvanti”, comporre un numero (circa 7 secondi di tempo) mentre si procede a 100 km/h, equivale a percorrere 200 metri al buio, come 4 piscine olimpioniche una dietro l’altra. Mandare un sms? Circa 10 secondi di distrazione dalla strada, ovvero 280 metri o 12 campi da tennis percorsi tutti in una volta senza guardare. Un selfie al volante: sempre a 100 km/h è come procedere per 400 metri, un’intera pista di atletica, con una benda sugli occhi.
Infine, ciliegina sulla torta: un rapido sguardo ai social, giusto 20 secondi tanto per non rimanere isolati dal mondo, si tramutano in 5 campi di calcio per un totale di 560 metri attraversati a occhi chiusi. Stando così le cose, la sicurezza è un optional.
Fenomeno senza limiti
L’allarme arriva dai quattro angoli del mondo: non possiamo più fare a meno della tecnologia, al punto da rischiare di diventarne schiavi e sempre più persone stanno cadendo nella dipendenza. C’è chi nutre il terrore di rimanere ai margini dal mondo se non controlla continuamente cosa scrivono amici e conoscenti sui social e da qui all’uso compulsivo dello smartphone il passo è breve.
Fino a diventare una vera e propria malattia mentale: si chiama F.O.M.O, acronimo di Fear of missing out, la paura di essere tagliati fuori. L’ SOS l’hanno lanciato sociologi e psicologi inglesi e californiani, secondo i quali siamo di fronte a un’epidemia che provoca gravi disordini psicologici.
Ma si sta ingrossando anche l’esercito di chi nutre un attaccamento ossessivo allo smartphone al punto da accusare violenti attacchi di panico e sintomi di disperazione se non può usarlo in continuazione o, peggio, se non riesce a trovarlo. In tal caso il soggetto in questione è affetto da “nomofobia”, abbreviazione di “no-mobile-phone-phobia”, sindrome “perniciosa” scoperta dai ricercatori del Pew Reserarch Center (Usa) nel 2008 e che ora si sta cercando di inserire nella lista ufficiale delle malattie mentali.
Una cura tecnologica
Noi italiani non siamo immuni dal rischio epidemia. Anzi. Siamo i primi al mondo a non volerci staccare dal nostro cellulare: battiamo il record planetario appena ci svegliamo (entro i 20 minuti dalla sveglia abbiamo già agguantato il telefonino) e la sera siamo gli ultimi a smettere di smanettare (al massimo mezz’ora prima di addormentarci).
Lo riferisce Emanuele Scafato, ricercatore dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità) e vicepresidente della Federazione europea società scientifiche sulla dipendenza: “Negli Usa si sta studiando da tempo il fenomeno e i pericoli per la guida. E si è giunti a una conclusione: l’uso del cellulare al volante non si può eliminare del tutto, è un fatto privato e non c’è sanzione che tenga. Inutile illudersi”.
Non c’è scampo? “L’unica soluzione - aggiunge - è mitigarne i danni mettendo in sicurezza la stessa tecnologia. Per esempio, utilizzando le app delle auto per connettersi direttamente allo smartphone o gli ologrammi trasparenti proiettati sul parabrezza per leggere i messaggi. È sempre una distrazione, ma almeno gli occhi rimangono fissi sulla strada e le mani sul volante”.