Hiroyuki Koba è l’ingegnere capo della nuova Toyota C-HR. Un tecnico cresciuto con la passione del motorsport che, appena il lavoro lo consente, corre in circuito con la sua kei jidosha, una delle caratteristiche mini-car giapponesi. Inevitabile che Akio Toyoda, numero uno della Casa giapponese, abbia affidato a lui il progetto del nuovo crossover giapponese, con l’obiettivo di produrre un’auto in grado di soddisfare i gusti sofisticati dei guidatori europei. E la risposta di Koba è stata immediata: il tempo di fare valigia e biglietto e si è trasferito in Europa. Italia compresa.
"Già dai primi test in strada dei prototipi di C-HR, mi hanno sempre considerato un giapponese un po’ anomalo", ci ha raccontato Koba. "Da voi si guida molto veloci tendendo a mantenere andature elevate il più possibile. Spesso, per evitare un ostacolo, si accelera invece che frenare. In Giappone chi è al volante non supera mai i limiti imposti dalla normativa e non ha come obiettivo correre più degli altri". Per questo i prototipi hanno viaggiato da Ventimiglia verso Milano e poi su verso le Alpi passando per Genova e l’autostrada Serravalle: "Una strada incredibile con curve strette che voi percorrete a tutta velocità, un test fondamentale per verificare quanto avevamo progettato per ottenere la migliore dinamica di guida possibile", continua Koba.
La nuova Toyota C-HR arriverà sul mercato a novembre nelle due versioni 1.2 turbo benzina - sia a trazione anteriore che integrale - e ibrida.