Vuoi per la crisi, vuoi per una maggiore sensibilità verso l’ambiente e la scarsa fiducia nel mezzo pubblico, sono sempre di più gli italiani che per spostarsi in città scendono dall’auto e salgono in bici. Dire quanti siano di preciso è difficile (tutti noi, nella stessa giornata, possiamo trasformarci da automobilisti a ciclisti, pedoni, passeggeri di un bus). L’Osservatorio dell’ISFORT, l'Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, ha provato a calcolarlo: nel 2014 (ultimo dato disponibile), circa il 4% degli italiani ha scelto la bicicletta per muoversi in città, contro il 3,1% del 2013. Tradotto in cifre, significa che 1.680.000 dei circa 42 milioni di patentati, da automobilisti sono diventati ciclisti. E condividono la stessa strada.
Com’è la convivenza? Proviamo a spiegarlo con l’aiuto di Giulietta Pagliaccio, presidente di FIAB, la Federazione italiana amici della bicicletta, attraverso questo decalogo.
La strada è di tutti
Condividere con solidarietà, educazione e rispetto lo spazio comune. Se la pista ciclabile non c’è o non è praticabile, chi viaggia su due ruote ha diritto a spostarsi sulla carreggiata comune, senza intralciare il cammino altrui. Inoltre, è vivamente consigliato a entrambi, automobilisti e ciclisti, di mantenere le distanze, astenersi da improperi e reciproche prepotenze. È pericoloso. Oltre che incivile.
Ognuno ha i suoi tempi
Il ciclista non può tenere la stessa velocità di un’auto e viceversa. Ognuno ha il suo spazio. Rispettateli con la massima tolleranza: spesso chi è in bici viaggia al centro per evitare buche e tombini presenti sul bordo della strada. In tal caso, niente scorrettezze e manovre azzardate. Appena possibile ognuno ritorni nella sua traiettoria, mantenendo la destra.
Il Codice non fa differenze
Le leggi sono uguali per tutti: ognuno per la sua parte deve rispettare le regole del Codice. A cominciare dai segnali stradali, pedoni compresi.
La sicurezza siamo noi
Nessuno ha la precedenza assoluta e niente è scontato sulla strada, a prescindere dai cartelli. La prima sicurezza nasce da noi stessi: ad esempio, accertarsi di avere campo libero prima di superare un incrocio o attraversare le strisce.
Non giudicare
Prima di perdere la pazienza, è consigliabile valutare se chi, viaggiando sulla nostra strada, adotta un comportamento errato per prepotenza o per necessità. Per esempio: in bici non ostacoliamo la manovra di sorpasso dell’auto che ci segue, non può tenere il nostro ritmo e in macchina aspettiamo il momento opportuno prima di superare la bici che ci precede.
Ognuno per la sua strada
Così come è vietato andare in bicicletta sui marciapiedi, è altrettanto obbligatorio che le piste siano riservate solo alle bici. Mai utilizzarle con il motorino, a piedi o peggio, per parcheggiare l’auto (succede anche questo, in mancanza di apposite barriere).
Tutte le vie hanno uguale dignità
A prescindere dall’uso al quale sono destinate, le infrastrutture viarie devono essere progettate e costruite nel rispetto dei medesimi requisiti di legge (e sicurezza). A cominciare dai sistemi di illuminazione e dai cartelli e segnali stradali orizzontali e verticali.
Storie di ordinaria manutenzione
Per le auto è un obbligo di legge. Ma è buona pratica sottoporre a una scrupolosa revisione periodica anche la nostra bici, in particolare per lampadine, gomme e freni. È il minimo indispensabile per una sana pedalata.
La prudenza non è mai troppa
Anche su questo punto non c’è (ancora) un obbligo di legge: l’uso del casco. Ma, inutile dirlo, è sempre auspicabile usare questo importantissimo dispositivo di sicurezza in sella a una bici. A qualsiasi età, ma soprattutto per i più piccoli.
Sempre sotto i riflettori
Se non si vuole rischiare di essere invisibili, specialmente in condizioni di scarsa visibilità, è vivamente consigliato indossare un abbigliamento consono, ancora meglio un capo rifrangente. E non scordare mai di accendere le luci al calar del tramonto.