New York - Il primo colpo di piccone è stato vibrato ieri a nord di Las Vegas, in quello che viene enfaticamente chiamato Mountain View Industrial Park. Al momento quello che si nota nella zona è un’ampia veduta delle montagne, ma di industriale c’è solo il sogno, sfumato nella sterpaglia del deserto del Nevada. Ugualmente nebuloso è il progetto che la Faraday Future ha per l’insediamento: costruire una fabbrica da un miliardo di dollari per produrre in scala industriale, un'automobile ad alimentazione elettrica.
Supercar da 150 mila dollari
La vettura è stata una delle sorprese più attese al Consumer Electronics Show di Las Vegas lo scorso gennaio. Avrebbe dovuto fare un ingresso trionfale sullo stand della Faraday scivolando sulla pedana durante la presentazione, ma ritardi dell’ultimo minuto hanno costretto al ripiego dell’auto già in scena sotto il telo, incapace di muoversi per mancanza di parti meccaniche. Al pubblico è stato mostrato un concept da fumetto, una batmobile con il nome di codice FFZERO1. Del modello realmente in progettazione si sa invece che avrà un passo allungato rispetto a quello della Tesla che resta il concorrente di riferimento, e che sarà una berlina di lusso con stazza e carrozzeria molto più voluminose e un prezzo orientativo di 150.000 dollari.
Il miliardario cinese cresciuto con le TV
Dietro la Faraday ci sono le ambizioni del miliardario cinese Jia Yueting, ennesimo clone del clichè di un umile cittadino che è oggi è salito al 41mo posto della classifica Forbes dei protagonisti mondiali della rivoluzione i-tech. Nato nella provincia di Shanxi, terzo figlio di un maestro di scuola e di una casalinga, aveva iniziato a lavorare nel locale ufficio delle tassa prima di lanciarsi nel mondo degli affari con la spregiudicatezza di un neofita: dal carbone agli smartphone, per poi entrare nel mondo delle produzioni televisive con la Leshi (TV felice). Negli ultimi quindici anni Jai ha distribuito migliaia di video sul mercato cinese, dove è conosciuto come il Netflix asiatico, è approdato ad Hollywood con la coproduzione di The Expandables 2, e ha iniziato a vendere LeTV e LePhone in Nord America.
Dalla bici alle supercar
Al mondo della mobilità è arrivato prima con le biciclette; poi all’improvviso lo scorso agosto ha mostrato i disegni di Le Supercar, che nei piani doveva essere un coupè di lusso ad alimentazione elettrica, realizzato con l’aiuto di Tony Nie, ex manager della Lotus in Cina. Due mesi dopo aveva già una divisione automobilistica nel suo impero industriale da 7,4 miliardi di dollari, e diceva di aver già assunto 700 persone. Allo stesso tempo era entrato in partnership con la cinese Baic e con la Aston Martin per l’acquisizione dell’azienda di Silicon Valley Atieva, e del brevetto che questa aveva registrato per una vettura elettrica di "tecnologia rivoluzionaria". E’ di questa pasta di alta tecnologia, avventurismo di capitale e crescita fulminea che è fatto il nuovo polo automobilistico della Silicon Valley. Un mondo abbottonato dalla più assoluta segretezza, ma dal quale siamo ormai tutti condizionati ad aspettare un salto generazionale nel settore.
All’inizio del 2015 LeTV ha annunciato che stava aprendo la LeShi Super Electric Car Company per costruire una vettura elettrica con le radici nell’Internet. A ottobre Yueting ha acquistato il 70% della semifallita casa automobilistica cinese Yidao Yongche, mentre a Los Angeles annunciava che il suo prototipo “Mule Car” elettrica aveva superato la fase di sperimentazione e si avviava a disegnare piani di produzione. Allo stesso tempo l’eclettico imprenditore lanciava un’etichetta di vino californiano e iniziava a produrre sementi, fiori e vegetali, e acquisiva dalla Aston Martin il diritto di portare rianimare la produzione asfittica della supercar Rapide S, un bolide poco ecologico dotato di un V12 da sei litri.
L'auto "vera" al Salone di Pechino. Forse.
Il negoziato con la municipalità di Las Vegas è stato lungo e complesso. La Faraday chiedeva incentivi fiscali e stimoli finanziari, ma fino a una settimana fa era incapace di garantire la copertura delle obbligazioni che aveva emesso per l’acquisto dei 700 ettari di terreno sul quale sorgerà la fabbrica. Ora siamo arrivati al colpo di pala, grazie forse all’intervento del governo cinese che ha acquistato l’1,5% della Leshi tramite un fondo di investimento. Nel frattempo i 9 modelli che avrebbero dovuto costituire la gamma iniziale sono ridotti a uno, al momento ancora invisibile. Almeno fino al prossimo colpo teatrale, che potrebbe arrivare già a fine mese al salone dell’auto di Pechino.