Seattle è una città a cui sono legato per diversi motivi. Ne seguo spesso il notiziario anche dall’Italia per non perderla di vista. Nelle scorse ore ho letto sul Seattle Times del lancio del nuovo servizio ReachNow, il car sharing di BMW.
Ha presentarlo è stato Peter Schwarzenbauer, membro del Board del gruppo tedesco e responsabile di Mini, BMW Motorrad, Rolls-Royce, After Sales e Mobility Services, un manager di primo livello molto ascoltato a Monaco, scelta che la dice lunga sull’importanza del ReachNow nella strategia di BMW.
E in effetti anche le parole di Schwarzenbauer confermano l'impressione: “Siamo testimoni di un periodo di trasformazione dell’industria automobilistica estremamente interessante. I nostri clienti si aspettano risposte veloci e facili alle loro esigenze quotidiane di mobilità in particolare nelle aree metropolitane. Questo è il motivo per il quale stiamo sviluppando nuovi servizi da affiancare a quelli tradizionali come il ReachNow”. Parole ampiamente condivisibili.
Il piano di Schwarzenbauer prevede l’apertura del servizio – operato a Seattle con una flotta di 370 vetture che comprende BMW i3 e Serie 3 e Mini Cooper – in altre 3 città americane entro il 2016 per arrivare presto a 10.
L’aspetto però curioso della vicenda è l’accoglienza ricevuta da parte di car2go, il car sharing già attivo a Seattle dal 2012 e con 75 mila clienti registrati. Il messaggio dei rivali di Daimler è piuttosto chiaro: “One-way carsharing is a complex business to operate, and any new competitor will have a significant learning curve to contend with”. Tradotto suona più o meno così: BMW avrà molto da imparare prima di arrivare al nostro successo. Non c’è male come benvenuto. La partita è solo appena iniziata.