All'inizio, più o meno dieci anni fa, nel Vecchio Continente fu Lione e poi Parigi, con il servizio pubblico Vélib: un successone, tanto che oggi la capitale di Francia è la città più ciclistica d’Europa in modalità sharing.
All’ombra della Torre Eiffel, sono oltre 20 mila le bici da condividere (oltre nove ogni 1.000 parigini), con postazioni dislocate dal centro alla banlieue. E ce ne sono per tutte le taglie e per tutte le età, grazie al fatto che la metropoli francese è stata la prima al mondo a lanciare il P’tit Vélib, le due ruote condivise a misura di bambino, con tanto di casco, percorsi protetti e rotelline posteriori per i ciclisti più in erba. Ma nostri cugini d’oltralpe a parte, oggi il bike sharing è ormai una realtà consolidata e di successo a livello planetario.
In nome dell’ambiente, del risparmio e di un sano richiamo ad abitudini di vita più salutiste, sono sempre di più i cittadini del mondo che lasciano l’auto in garage e preferiscono pedalare in lungo e in largo, tanto nelle grandi quanto nelle piccole e medie città. Restando in Europa, dopo Parigi, brilla Barcellona con Bicing (quasi 4 biciclette ogni 1.000 abitanti), mentre a Londra, la metropoli più congestionata d’Europa, il servizio è operativo dal 2010 con Barclays Cycle Hire, in Germania sono scese in campo le Ferrovie (Deutsche Bahn) con Call a bike. Anche oltre oceano, il bike sharing è pratica diffusa, dagli Usa, a Israele, fino alla Cina che vanta i due bike sharing più ricchi di biciclette al mondo: quelli, rispettivamente, di Wuchan e di Hangzohou.
E in Italia? Tra doverosi distinguo e specifiche criticità legate al territorio, anche il Belpaese ha iniziato ad apprezzare i vantaggi di usare un mezzo in comune con altri per spostarsi, dall'auto-sharing alla più salutare e pulita bicicletta. Vediamo le migliori esperienze.