Stando a uno studio dell'Enea, è il 1948 la sua data di nascita. E non a caso nella "verdissima" Svizzera dove, spinti proprio da forti ideali ecologisti, un gruppo di automobilisti escogitarono una sorta di multiproprietà. All'epoca l'iniziativa non ebbe successo. Ci sono voluti circa trent'anni (precisamente nel 1987) prima che questa sorta di antenata dell'attuale car sharing (letteralmente "auto condivisa") si riaffacciasse sul mercato. Ma solo all'inizio del nuovo secolo ha iniziato a fare breccia nelle metropoli d'Europa, grazie all'avvento di nuove tecnologie e formule commerciali in continua evoluzione che oggi fanno del car sharing una modalità di trasporto economica e sostenibile, alternativa al mezzo privato.
GirACI, come funziona il car sharing elettrico.
Come funziona
Si potrebbe definire una specie di "mordi e fuggi " per gli spostamenti cittadini, basata non sulla proprietà del mezzo, ma sul suo utilizzo. L'auto condivisa viene utilizzata da più automobilisti e si paga in proporzione a quanto si usa. Liberando l'utente da una serie di pesanti costi fissi (bollo e assicurazione in primis) dovuti anche se l'auto resta ferma in garage e dai cosiddetti costi variabili (carburante, manutenzione, parcheggi, tariffe Ztl).
Il servizio solitamente prevede un costo orario, anche di frazioni di ora, a seconda del gestore, e un costo chilometrico. In alcuni casi, bisogna considerare anche un abbonamento. Indubbia la libertà di movimento. E di scelta, a cominciare dal modello di auto: si trova dalla city car al van. Niente restrizioni al transito (l'auto condivisa può circolare anche durante i periodi di blocchi del traffico e di targhe alterne), semaforo verde nelle zone a traffico limitato e, in molti casi, via libera nelle corsie preferenziali. Ma la vera "chicca" è non dover patire il calvario del parcheggio. L'auto marcata car sharing può sostare ovunque: strisce gialle e strisce blu (senza sborsare un euro per il ticket e senza rischiare una multa).
All'arrembaggio delle città
Se la sua prima volta è stata a Milano, oggi l'auto condivisa con altri sta conquistando sempre più il cuore degli italiani e il servizio si è diffuso a macchia d'olio dalle Alpi alla punta dello stivale. Soprattutto da quando, all'originario servizio pubblico (fa capo al ministero dell'Ambiente che ne ha affidato la gestione al circuito ICS, acronimo di Iniziativa car sharing), si sono affiancati alcuni colossi privati. Come Daimler-Mercedes con car2go a bordo delle gettonatissime Smart bianche e azzurre ed Enjoy di Eni, in partnership con Fiat e Trenitalia, che ha schierato una flotta di altrettanto gettonatissime 500 e 500L rosso fiammante.
E' stato un boom, grazie a formule di servizio ancora più tarate sull'utente. A cominciare dalla possibilità di restituire l'auto dove si vuole (ovviando all'obbligo richiesto da alcuni operatori di riposizionare il mezzo in uno stallo autorizzato) a pacchetti particolarmente convenienti per chi vuole usare un'auto per percorrenze e periodi più lunghi (formule week end, per esempio). Senza dimenticare l'accessibilità al servizio: basta un click online e una app su smartphone per prenotare una macchina e mettere in moto.
In giro con l'ACI
L’ACI non vuole certo essere da meno e, a ritmo serrato, in circa sei mesi si è già piazzata a Verona, Milano, Firenze e, di recente, anche Bari. Il car sharing targato ACI si chiama GirACI e garantisce la massima libertà di movimento. La flotta messa in campo è completamente elettrica a zero emissioni (284 Nissan Leaf, numero che crescerà velocemente) e dunque autorizzata a circolare senza alcuna limitazione anche nel cuore del centro storico. La tariffa comprende un costo orario e uno chilometrico. Niente abbonamento mentre sono disponibili formule ad hoc nelle varie città servite a seconda delle esigenze, che comprendono, per esempio, la ricarica elettrica e il parcheggio inclusi nel prezzo e la modalità free floating (puoi prenotare l'auto fino a mezz'ora prima e a fine utilizzo la lasci dove vuoi).