Il 23 giugno del 79 d.C. Tito succede come imperatore a Vespasiano, morto poche ore prima ad Aquae Cutuliae; in questo stesso giorno del 1688 nasce a Napoli Giovan Battista Vico; nel 1894 il Barone De Coubertin fonda a Parigi il Comitato Olimpico Internazionale e sempre quello stesso giorno a Richmond Upon Thames vede la luce Edward Albert Christian George Andrew Patrick David Windsor, che sarà Re d’Inghilterra tra il 20 gennaio e l’11 dicembre del 1936 col nome di Eduardo VIII, prima di abdicare per sposarsi civilmente con Wallis Simpson. Il 23 giugno rischia di tornare di nuovo ad essere una data fondamentale nella storia del Regno Unito perché proprio in questo giorno del 2016 i britannici saranno chiamati a pronunciarsi sulla cosiddetta Brexit, cioè sull’intenzione del loro Paese di lasciare la Unione europea.
Promesso in campagna elettorale dal Primo Ministro Cameron e fortemente voluto dal Partito Conservatore – tradizionalmente euroscettico a grande maggioranza - il referendum vorrebbe mettere fine alla partecipazione del Regno Unito alle cose economiche europee ed è atteso da molti come un passaggio epocale sia per l’economia di Sua Maestà che per il resto dell’Europa. La cancellazione delle spese che il Regno Unito ha per partecipare al budget europeo – si parla dello 0,5% del PIL – sarebbe, secondo molti, controbilanciato da una grave emorragia economica che, dicono alcuni, potrebbe portare ad una perdita pro capite del Pil fino a 1025 euro. Secondo molti analisti, il settore finanziario avrebbe un calo stimato intorno al 5% con punte superiori all’11% nel settore chimico.
Anche l’automotive, uno dei fattori trainanti della economia britannica, in buona parte grazie a consistenti investimenti esteri, potrebbe essere a rischio. Cerchiamo di capire preoccupazioni e speranze dei pro e contro l’Europa.