Ultimo aggiornamento  05 giugno 2023 11:19

Colpo di sonno, un killer che non perdona.

Marina Fanara ·

E' un killer micidiale, che non perdona. Il colpo di sonno alla guida, che può provocare una catastrofe. Un fenomeno sottovalutato in termini statistici (difficile per le forze dell'ordine valutare in maniera scientifica se un sinistro è stato causato da un conducente che si è addormentato al volante) e che finora è stato incluso nel calderone delle cause dovute a "distrazione". Un calderone che, comunque, rapprenta la prima causa d'incidente stradale. Gli ultimi dati Aci-Istat (2014) lo dimostrano a chiare lettere: su 177.031 sinistri con lesioni a persone, la percentuale più alta (16,9%) è attribuibile alla distrazione (a seguire il non rispetto della precedenza e l'eccesso di velocità).

Ma è la scienza a fornire dati più precisi sulla questione. "Stando alle nostre indagini (pubblicate su Sleep, una delle più autorevoli riviste scientifiche del settore, ndr) - spiega Sergio Garbarino, a capo dell'equipe di ricerca che da anni studia l'impatto della sonnolenza come causa o concausa di un sinistro stradale - il colpo di sonno è responsabile, in tutto o in parte, di almeno il 22% degli incidenti sulle strade italiane". Quasi uno su cinque. Numeri da fare accapponare la pelle.

Morti di sonno: perché

Accanto a malattie neurologiche gravi (come la Narcolessia, chi ne è affetto tende ad addormentarsi di colpo durante il giorno), gli scienziati lanciano l'allarme Osas (sindrome delle apnee ostruttive notturne). Si tratta, in parole povere, di un disturbo respiratorio che durante la notte provoca forti russamenti e, conseguentemente, interrompe di frequente il sonno. Inevitabile, per chi ne soffre, essere colti da una certa sonnolenza durante il giorno. Cosa che alla guida può essere fatale. Ma non tutti ne sono consapevoli: spesso chi russa non sempre sa che durante il giorno potrebbe andare a schiantarsi mentre è al volante. Anche su questo capitolo, la scienza parla chiaro. Spiega Garbarino: "Anche le apnee notturne sono un fenomeno sottodimensionato. Che è, invece, notevolmente diffuso tra la popolazione. Possiamo ragionevolmente stimare che ne soffre almeno il 20% degli italiani. Soprattutto maschi, di mezza età e che spesso presentano altre patologie, come ipertensione, obesità, diabete, ecc.". Una malattia che, però, può essere facilmente diagnosticata e curata. Il che darebbe una grossa mano per prevenire una buona fetta degli incidenti riconducibili a sonnolenza per apnee notturne (almeno il 7% del totale in Italia, sempre secondo i ricercatori) e ad abbattere i relativi costi sociali (stimati intorno al miliardo e mezzo di euro l'anno).

Quelli della notte

Malattie a parte, nessuno è al riparo. Eccetto chi rispetta quelle che i medici definiscono le sane regole di vita: alimentazione equilibrata, attività fisica e le canoniche otto ore di sonno. Ed è qui che il rischio è in agguato. "La nostra è un’epoca in cui si tende sempre di più a sacrificare le ore di sonno per svolgere altre attività", dice laconico Garbarino. "Tanto per dirne qualcuna: rimanere incollati allo schermo del computer o chattare con lo smartphone, svolgere altre attività. Tutto fuorché dormire. Come se il sonno fosse un lusso, o peggio, una perdita di tempo". Il che porta dritti dritti ad accumulare il cosiddetto "debito di sonno". Per dare qualche cifra: si calcola che se un automobilista si mette al volante senza aver chiuso occhio da un giorno intero, le sue capacità di guida sono paragonabili a quelle di un ubriaco (sotto effetto di 1,5 g/l di alcol). Insomma, dormiamoci su.

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