La legge (art. 168 del Codice della strada) punisce pesantemente chi guida dopo aver bevuto un bicchiere di troppo. E non c'è scampo per l'automobilista che, a un controllo di polizia, sapendo di avere la "coscienza sporca", spera di farla franca semplicemente rifiutando di sottoporsi all'alcoltest. Rischia, comunque, il massimo della pena. Questo però non è sempre vero. Perché, alla luce di due recenti sentenze della Corte di cassazione, in alcune circostanze (come in caso d'incidente) al conducente beone, non soffiare nel palloncino, conviene eccome. Un vero controsenso. Ma andiamo per gradi.
Alcoltest, limiti e sanzioni.
Cosa dice la legge
Secondo l'art. 186, comma 7, del C.d.S., chi, fermato dagli agenti, non vuole eseguire il test alcolemico, rischia le sanzioni previste per l'ebbrezza grave (art. 186, comma 2, lett. c). Insomma, a prescindere da quanto abbia realmente bevuto, l'automobilista reticente è considerato comunque positivo e viene sanzionato con le pene previste per la guida sotto effetto di alcol al massimo livello. Ovvero con un tasso superiore all'1,5 g/l. Da cui deriva che il soggetto in questione rischia una multa salata (da 1.500 a 6.000 euro), il carcere (da sei mesi a un anno) e il ritiro della patente (come sanzione accessoria è prevista la sospensione del documento da uno a due anni che raddoppiano se si è alla guida di un'auto che appartiene a un'altra persona). Fin qui quindi, stando alle norme, il consiglio è quello di sottoporsi al test, soprattutto se si è bevuto in maniera lieve o moderata, in modo da evitare la pena massima prevista per chi è praticamente ubriaco.
L'eccezione fa la regola
La questione si ingarbuglia quando il conducente che ha alzato il gomito commette un incidente. In tal caso la norma prevede delle aggravanti di pena. Ovvero, il raddoppio di tutte le sanzioni previste per la guida in stato di ebbrezza ai vari livelli, in più viene disposto il fermo amministrativo del veicolo (a meno che l'auto non appartenga a persona estranea al reato). Quindi, stando alle norme vigenti, chi commette un incidente sotto l'effetto di alcol e rifiuta il test rischia di pagare il doppio delle pene previste per l'ebbrezza grave. Ed è a questo punto che si crea il "controsenso" di cui parlavamo all'inizio. Perché due sentenze a Sezioni unite della Corte di cassazione (n. 46224 e 46225 del 2015) hanno stabilito che chi commette un incidente e rifiuta di soffiare nel palloncino non può essere punito con le extra pene stabilite dal Codice per i sinistri sotto l'effetto di alcol. Semplicemente perché, stando ai giudici, l'impossibilità (conseguente al rifiuto del test alcolemico) di verificare con certezza il suo stato non può far ritenere un automobistista ubriaco e responsabile del sinistro a causa della sua ebbrezza. Insomma non c'è la prova provata della sua colpevolezza. Quindi, niente aggravanti, ma solo le pene base previste per chi non vuole fare il test. La questione è piuttosto ingarbugliata, un rompicapo di norme e relative interpretazioni. Il pronunciamento di giudici, infatti, sembra proprio premiare l'automobilista che, dopo un incidente, consapevole di essere pressoché sbronzo, nega agli agenti l'accertamento strumentale. Ed evita quindi, il raddoppio delle pene massime previste per questa circostanza (art. 186, comma 2-bis). Un paradosso, non c'è che dire. Di cui, tra l'altro, a prescindere dalle solite questioni di legittimità nelle quali preferiamo non entrare in questa sede, pare si stiano rendendo conto gli stessi giudici delle Sezioni unite. Che, in attesa di un nuovo pronunciamento che dipani la matassa, hanno già suggerito una parziale, ed empirica, soluzione al problema. Con un consiglio alle forze dell'ordine: contestare al conducente alticcio non solo il rifiuto del test strumentale, ma anche il suo stato di ebbrezza in base a una serie di sintomi riconoscibili a occhio nudo nella persona che ha bevuto più di un goccio. Se barcolla, straparla e "puzza", è ragionevole ritenere che il soggetto non sia completamente sobrio e in grado di mantenere il controllo alla guida. Per ora, accontentiamoci.